Tampon Tax e il compromesso sull’Iva
Dopo anni di tentativi, anche l’Italia si appresta ad adeguarsi alla media europea, dove l’Iva sugli assorbenti era già stata abbassata a valori compresi tra il 4 e il 5%. questo è un primo passo, un compromesso, come riporta Repubblica, visto che circolava l’ipotesi di un taglio al 4%. Infatti, il costo degli assorbenti in Italia è tra i più alti in europa: in Francia l’Iva è al 5,5%, in Germania al 7% e addirittura l’Irlanda era riuscita ad azzerare l’imposta prima del divieto. Per gli assorbenti l’Iva considerata era del 22%, alla stregua di sigarette, alcolici e gioielli. In realtà, per i beni di prima necessità l’Iva è fissata al 4% e sono previste aliquote agevolate tra il 5 e il 10%.
E’ per questo che la riduzione al 10% può considerarsi solo una prima conquista, basti pensare che per i tartufi l’Iva è esattamente la metà (5%). Le mestruazioni sono una realtà ordinaria per una grande fetta della popolazione mondiale e sicuramente non sono un lusso. Infatti uno dei temi strettamente collegati alla Tampon Tax è la cosiddetta period poverty, ovvero la situazione che coinvolge tutte quelle donne nel mondo che non possono permettersi di acquistare assorbenti e/o tamponi e sono quindi costrette a sospendere relazioni sociali, scuola e lavoro ogni mese.
Se pensiamo che questo sia un problema che non coinvolge direttamente l’Italia ci stiamo sbagliando di grosso. Ed è per questo che viene spontaneo chiedersi: siamo sicuri che una riduzione al 10% basti a colmare questi divari?
di Ludovica Chiango