Sanità, Regioni divise sull’ipotesi di introdurre uno stop all’esenzione ‘automatica’ dai ticket al compimento dei 65 anni

Emerge l’ipotesi di introdurre uno stop all’esenzione ‘automatica’ dai ticket al compimento dei 65 anni, esaminata in sede di tavolo tecnico in vista della riforma della compartecipazione alla spesa sanitaria, prevista dal Patto per la Salute, e subito suscita reazioni contrarie e presa di distanza anche da parte dei rappresentanti degli stessi enti locali. 

In vista del prossimo incontro fra assessori alla Sanità e Regioni previsto per venerdì prossimo il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Coletto, spiega che la proposta è quella di togliere l’attuale esenzione dal pagamento dei ticket sanitari al compimento dei 65 anni e prevederla solo per anziani con pensioni sociali, patologie gravi, per chi è disoccupato o per le famiglie numerose. Le aspettative di vita «sono aumentate – rileva Coletto – e si va in pensione più tardi; dunque non ha senso dare esenzioni a persone non afflitte da gravi patologie.

Al tempo stesso ha più senso prevedere esenzioni per chi è disoccupato o a chi vive con una pensione sociale, o a chi mantiene una famiglia numerosa oppure mantiene la famiglia ed ha uno stipendio basso. Non si toglie nulla a nessuno ma si sposta l’attenzione verso chi ne ha più bisogno. »È una posizione personale dell’assessore alla Sanità del Veneto, che non è condivisa da tutti gli assessori e non li rappresenta«, ribatte però il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. «Io non ne so nulla – aggiunge Chiamparino all’Ansa – e non ne abbiamo mai parlato in Conferenza delle Regioni».

Proprio per venerdì è infatti in calendario un incontro al ministero per rendere concreto il Patto per la salute, con un focus sulla revisione dei ticket. Ma in proposito è ormai chiaro che sciogliere i nodi della delicata questione potrebbe non essere facile e che sarà comunque necessaria una verifica politica visto l’impatto delle scelte e non solo di ordine economico. Ad ogni modo, aveva precisato Coletto, «i nostri sono indirizzi ma è il ministero della Salute poi a doverli recepire. Per ora non sappiamo cosa ne pensi il ministero».

Un invito alla cautela arriva anche da Donata Lenzi, capogruppo Pd nella commissione Affari sociali:
«La revisione del ticket è un obiettivo del Patto della Salute siglato nel scorso luglio, dunque la discussione è aperta e ogni proposta merita attenzione. Tuttavia gli assessori regionali alla Sanità ben sanno che i ticket alti stanno allontanando le persone dall’accesso alle cure. Quindi confrontiamoci ma questa idea deve essere valutata con prudenza».

Il nodo di fondo resta, ovviamente, quello della scarsità delle risorse finanziarie cui le Regioni devono far fronte e su questo punto Coletto tira in ballo anche i Livelli essenziali di assistenza Lea, la cui revisione dovrebbe essere annunciata a giorni: «Non possiamo, a fronte dei tagli previsti dalla Legge di Stabilità, prevedere ulteriori Lea nel nuovo Patto per la salute: significherebbe far fallire le Regioni». Sui ticket, lo stesso ministro della salute, Beatrice Lorenzin, già nei mesi scorsi aveva previsto una revisione della compartecipazione alla spesa sanitaria, e si era a più riprese parlato di una partecipazione alla spesa basata sul reddito.

Ed è partendo da tale base che i tecnici hanno lavorato su nuovi indicatori per le esenzioni per reddito e patologia, calibrando una maggiore equità attraverso la differenziazione dei livelli di contribuzione. Allo studio ci sarebbero anche nuovi ‘ticket sull’inappropriatezzà (ad esempio ricoveri diurni e ordinari o pronto soccorso) per le prestazioni più a rischio. Fermo restando che è nei poteri delle Regioni di intervenire in autonomia con un aumento dei ticket per mantenere l’equilibrio dei conti, l’obiettivo dichiarato della riforma, quindi, a gettito invariato (2,9 mld di euro nel 2013, ovvero circa 49,8 euro pro capite) è di rimodulare il sistema in un’ottica che guardi più all’equità. Il sistema, in fase di prima applicazione, dovrebbe quindi considerare la condizione reddituale e la composizione del nucleo familiare.

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