Riforma PA, le lobby frenano
Ancora uno stop per l’esame della riforma della pubblica amministrazione, “ingolfata” per modifiche, contestazioni e polemiche delle lobby. Il testo, più volte rivalutato e riproposto, dopo il mancato voto delle opposizioni in Senato, passa ora alla Camera di Montecitorio. Gli snodi critici sono diversi, come ad esempio per i Dirigenti che potranno mantenere l’incarico per un massimo di 6 anni (contratto 4+2 anziché 3+3) e dopo il collegamento in disponibilità decadranno dall’incarico. Al momento è prevista l’intercambiabilità della dirigenza statale, regionale e comunale e sono esclusi dal “ruolo unico” i dirigenti medici, diplomatici e delle camere di commercio. Per quanto riguarda la Staffetta Generazionale la riforma prevede che i lavoratori vicini alla pensione possano accedere ad un “part-time volontario” ma continuando a pagare i contributi come se fossero in pieno servizio. Le Società Partecipate dagli enti pubblici (gestione risorse idriche, energia elettrica, rifiuti ecc..) saranno razionalizzate, eliminate se inutili e commissariate se con i bilanci in rosso. I loro organi di controllo saranno nominati secondo criteri che garantiranno autonomie dagli enti proprietari, anche se la tendenza sarà quella di premiare gli enti locali che decideranno di dare in gestione ai privati i servizi pubblici. Internet rappresenta un’innovazione da perseguire per gli enti locali e per tutta la pubblica amministrazione; sarà varata una “Carta della Cittadinanza Digitale” e misure per facilitare il rapporto tra cittadini e imprese. In tutti gli uffici pubblici dovrà essere garantita la connessione ad Internet accessibile per tutti.
In attesa dei decreti delegati, si spera in una risoluzione adeguata della discussione in grado di mettere d’accordo le esigenze del parlamento, delle lobby (sempre più presenti nelle decisioni pubbliche) e dei cittadini.