Riforma elettorale: braccio di ferro tra i partiti

Dopo la sentenza della Consulta, riprende alle Camere la discussione tra i partiti per la riforma sulla legge elettorale. 

“Bagarre” innescata da M5S è rientrata solo quando la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, con una decisione foriera di nuove polemiche, chiedeva alla presidente Boldrini di prendere accordi con il suo omologo di palazzo Madama, Pietro Grasso, per lo spostamento, in via d’urgenza, alla Camera della discussione sulla riforma elettorale da mesi incardinata senza risultati di sorta in commissione Affari costituzionali del Senato. Piena la disponibilità alla richiesta dei capigruppo della Boldrini che ha ricordato i suoi ripetuti appelli alla politica di «non farsi precedere dalla Consulta» nell’intervento sul Porcellum e annunciava che si sarebbe attivata per le «necessarie intese» con Grasso. Il quale ha ricevuto ieri il ministro dei Rapporti con il Parlamento Franceschini per parlare di una scelta che appare tutt’altro che semplice, dal momento che la commissione del Senato non intende passare la palla alla Camera e per questo ha istituito un comitato ristretto che, sulla riforma del Porcellum, dovrebbe fare in breve quanto non è stato fatto in lunghi mesi di stallo tra opposte soluzioni. Il passaggio alla Camera è sostenuto dai renziani del Pd, ma è strenuamente osteggiato dal Nuovo centrodestra, nel timore che a Montecitorio si possano stabilire sulla riforma inedite alleanze tra Pd e M5S. Prima Angelino Alfano bolla come «speciosa» la discussione in proposito e poi, il capogruppo di palazzo Madama, Maurizio Sacconi, a Grasso non le manda a dire: «Il presidente del Senato è avvertito. Se dovesse piegarsi a pretese di partito o di frazioni di partito verrebbe meno al suo ruolo istituzionale e le nostre reazioni – avverte Sacconi – sarebbero proporzionate a un comportamento così grave». Infine, era l’appena eletto presidente del Ncd, il senatore Renato Schifani, a sancire che «non c’è nessun motivo per lo spostamento della legge elettorale alla Camera. C’è una prassi consolidata, l’iter della legge è già incardinato al Senato».

 

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