Renzi dopo la vittoria si attiva per la nuova segreteria

Un grido della folla: «A mani basse….». E arriva Renzi nel teatro del trionfo, Firenze sud, pieno di bandiere del Pd, colonna sonora di Jovanotti che canta «in questa notte fantastica» e soprattutto la musica di X Factor che è l’anticipazione sonora del Pd modello Matteo: super pop. Balli, battimani.
«Gli elettori mi hanno dato la fascia di capitano e io lotterò su ogni pallone». Sììì. Sul palco ci sono grandi cubi e su quello più alto c’è scritto: «Vincere». «Avete visto?», chiede Matteo: «Avevate dubbi?». Macché. 

NIENTE ENFASI
Non esagera nell’enfasi del trionfo il sindaco-segretario, parla subito di «concretezza» e sembra già al lavoro già su questo palco dove è festa ma una festa operativa. «Dio esiste ma non sei te, dunque rilassati», scherza citando la frase di un suo amico. Ma non si rilassa neanche adesso Matteo. Ormai il trionfo a mani basse è certificato dai numeri. E appena sono cominciati ad arrivare i dati, Renzi spiega subito il succo politico della cosa: «Questo risultato, il nostro 70 per cento e l’affluenza stupenda, ci dà una forza d’urto dentro e fuori il partito. La useremo al meglio». Ovvero, il Pd è suo, e con questi risultati i gruppi parlamentari, dove i renziani fino a ieri sera erano in minoranza, dovranno adeguarsi. E Enrico Letta? Idem. «O volere o volare» è la linea di Matteo dopo il trionfo. E chi ci sta, bene. 

FORZA D’URTO
Chi non riconosce la sua «forza d’urto», cioè il suo strapotere decisionale sancito in maniera quasi plebiscitaria, non ha capito – secondo lui – che gli elettori hanno voluto lui e la loro è la voce che conta. D’altra parte lui li ricambia sintonizzandosi subito: «Il Pd fin da subito si batterà per un drastico taglio ai costi della politica». Ai primi punti della sua agenda c’è la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti: di più, il partito che ha in mente il sindaco è un partito a costo zero. Senza più funzionari stipendiati dal Pd, senza consulenze e senza tutto quel mondo che per anni ha campato a spese del Nazareno.
VOCE AI DELUSI

«Hanno votato per noi ai gazebo anche cittadini di centrodestra e Grillini delusi», gongola Matteo. Il suo partito aperto, e che spariglia, crede di averlo già trovato sotto i tendoni. «E nessuno sarà capace di fermarci più». E ancora: «Questa non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra. Sono cambiati i giocatori ma la partita della sinistra resta quella. Cambiare verso all’Italia, come non ci si è riusciti finora. Ora arriva un altro gruppo dirigente e tocca a una nuova generazione fare la politica, rigenerare la politica. E non avremo alibi. Il nostro popolo si è affidato a noi e avere fiducia nella politica, ormai, è un atto di coraggio che non va deluso. Dobbiamo dimostrare di saper vincere, come abbiamo dimostrato di saper perdere».

LA BELLA ADDORMENTATA
«La bella addormentata nel bosco» è la politica, è l’Italia. «Due milioni e mezzo di persone ci hanno detto di risvegliare tutto, di smetterla con il piagnisteo e di rimboccarci le maniche. Da questo momento, studieremo di più e faticheremo di più. Questo non è il punto di arrivo ma il punto di partenza». Segretario e premier in pectore, ecco. E Letta da palazzo Chigi sta vedendo in tivvú il discorso della vittoria di Matteo. Mentre qui, nella platea, tutti cercano Francesco Clementi, costituzionalista amico di Matteo, e gli dicono: «Mettiti a scrivere la legge elettorale già da stanotte». Che è quanto dal palco spiega anche Renzi: «Ai teorici dell’inciucio diciamo: vi è andata male, il bipolarismo grazie a queste primarie è salvo. Altro che saggi da comitato di palazzo, due milioni e mezzo di cittadini sono i veri saggi e ci hanno chiesto di mettere tutto l’onore del Pd nel fare una legge che garantisce il bipolarismo». E ancora, ecco il Pd pop: «Si può essere riformisti ma non noiosi. In Italia non è mai stato così ma ora lo sarà: riformismo caldo, passionale, vero». E ancora: «Noi non cacceremo i loro e metteremo i nostri. Ognuno dovrà dire apertamente quello che pensa. Basta correnti. La mia è già sciolta». 

RICHIESTE CHIARE
Muscoloso Matteo. Decisionista. Netto, ancora, sulla legge elettorale. «Farla subito e da subito non significa fare un diktat a Letta. È semplicemente la richiesta che viene dalla gente». Sinistra? La parola gli piace. Ma va rivista. Sinistra è anche «non dare sempre ragione ai figli e mai agli insegnanti». 

CAMBIARE VERSO
Cambiare verso, anche qui. È la moglie, professione insegnante, tra la folla sorride e sembra proprio gradire questo recupero della cultura dei doveri, il dovere di studiare, su quello dei diritti, il diritto – tipicamente giovanile – di lamentarsi e di dare la colpa agli altri dei propri deficit di impegno e serietà. Non c’è nulla di politichese, insomma, nel Pd che sta tratteggiando il nuovo leader. La sua stessa nuova vita, che comincia da stamane, e oggi sarà a Roma, lui là intende come un manifesto programmatico. Al massimo due giorni nella capitale, nessuna assimilazione al Palazzo romano, e molti giri tra la gente. Pop, populista: lo è mai stata la sinistra in questi ultimi vent’anni, tra un convegno e l’altro, tra giochi di correnti e bagni di popolo limitati a quelli di tipo sindacale? Mai. «Andrò a Roma in treno e quanta gente si incontra nelle stazioni. La nostra forza sarà quella di parlare con tutti».

 

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