Renzi detta le condizioni a Letta: subito la riforma elettorale

ROMA O il governo fa come dice Renzi, o può già mettersi a fare le valigie. L’ukase del sindaco arriva in serata, con parole che non lasciano dubbi: «Se vinco le primarie e il governo non fa quel che diciamo, finish». Proprio così, «finish», fine corsa, ultimo metrò. Matteo Renzi è irritato assai con Enrico Letta, e non lo nasconde. Spiega ai suoi ma anche agli altri: «Mentre io parlavo di contenuti, di legge elettorale da cambiare, lui mandava in giro i suoi ad attaccarmi, a dire che non avevo i numeri nei gruppi parlamentari». La conseguenza di tanta irritazione è in un pre-annuncio di pulizia etnica, «non saranno molti i lettiani che siederanno all’assemblea nazionale, men che meno quelli negli organismi dirigenti», sibilano i renziani di prima fascia riportando un intendimento che è ovviamente del capo.

MESSAGGIO CHIARO
Nel corso poi di una iniziativa a Prato, il sindaco ha spiegato chiaro chiaro che cosa intenda per Pd che detta l’agenda al governo: «Se votate per me l’8 dicembre alle primarie, il Pd dice con forza al governo che sulle riforme si smette di prendere in giro i cittadini e in un tempo limitato si portano a casa i risultati». Quali? Il primo punto dell’agenda renziana è la riforma elettorale: «Ce ne vuole una dove chi vince, vince, cosa che può essere assicurata dalla legge sui sindaci», ripete ancora una volta. Una accelerazione polemica ultra anticipata, un modo, forse, per rivitalizzare la campagna delle primarie al momento a rischio assenteismo. Se continua così, il modo per garantire l’affluenza ai gazebo, sembra di capire, sarà per Renzi quello di sparare a pallettoni contro palazzo Chigi e il suo inquilino. Un deputato molto vicino al sindaco spiegava che «siamo molto curiosi di vedere che farà adesso Alfano quando scoprirà che saremo noi a dettare l’agenda, forse non hanno ancora capito che bastano anche solo i parlamentari renziani originari per far cadere il governo». «Siamo la maggioranza della maggioranza», martella il sindaco. Massimo D’Alema, comunque, si dice «certo che Renzi non farà cadere il governo, mica farà da spalla a Brunetta o Santanchè». Rispetto a palazzo Chigi, Renzi è un fiume in piena: «Dopo l’8 dicembre nulla sarà più come prima. Finora mi hanno sempre detto ”fai il bravo sulla Cancellieri”, ”fai il bravo su Alfano”, ”fai il bravo sull’Imu”, e io ho fatto il bravo, ma ora la pazienza è finita».

LEADER IN PECTORE
Nè piace a Renzi la rappresentazione che si ha dell’Italia all’estero. All’iniziativa pratese il sindaco fa mandare in onda una sequenza dei Simpson, dove a un certo punto si dice «questa scuola è più corrotta del Parlamento italiano», al che il sindaco commenta: «Tutto ciò è inaccettabile, per cui o si va anche noi al vaffa day o si cambia». «Non è alzando i toni o con gli slogan che si cambia», critica Cuperlo. C’è anche un pensiero per il centrodestra, nell’escalation renziana. A chi gli chiede se non tema un «colpo segreto del Cavaliere», il sindaco replica: «No, il punto è il disegno chiaro di Berlusconi, creare un centrodestra ”à la carte” dove se sei per il governo voti Alfano, se sei contro voti Santanché, se sei così così voti Fratelli d’Italia con l’obiettivo di tornare alle urne e sconfiggere il centrosinistra».
Parla già da leader in pectore, Renzi, e rivolto ai due concorrenti Cuperlo e Civati, assicura: «Quelli che voteranno per loro non li abbandoneremo». E del resto, un sondaggio di Europa non lascia margini a dubbi: alle primarie Renzi viene dato di gran lunga vincente con il 70 per cento, staccatissimi Cuperlo al 17,4 e Civati al 12,6.

 

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