Renzi avverte il Pd: “Non sono ammessi fallimenti”

Matteo Renzi è intervenuto oggi alla direzone del Pd. 

«Questa prima direzione del 2015 già ci fa capire il grado di rilevanza e importanza che hanno le sfide che ci attendono, sfide legate alle partite nazionali e istituzionali del Paese e del partito, ma anche di natura più ampia». Con queste parole il premier ha aperto la direzione. Il 2015 si annuncia, afferma, come un anno «difficile», nel quale «dovremo più che mai riflettere sul ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e in Europa».

Per il premier, il Pd è un partito che «discute su tutto, a partire dalla designazione del presidente della Repubblica. C’è chi dice: Renzi indica il nome, ma non è un gioco di ruolo». «La disponibilità alla discussione non è un optional ma un metodo che rivendichiamo», ha sottolineato Renzi, ribadendo che il Pd ha una «responsabilità» nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica per cui «o siamo in condizioni di fare quel che necessario o» se si fallirà come nel 2013 «noi saremo additati come colpevoli». Il premier ha poi ringraziato il presidente Napolitano, fra gli applausi della direzione.

Renzi ha ricordato poi che sulle riforme «c’è una discussione molto forte, sulla legge elettorale ne abbiamo discusso tante volte e i punti che ci uniscono sono davvero molto numerosi. Siamo ad un passo dal risultato finale e sulla legge elettorale siamo in condizione di fare una svolta storica».

«Ritengo opportuno che la direzione si ritenga convocata in modo permanente e che nelle prossime ore il segretario possa essere ospite dei gruppi per dialogare salvo immaginare di arrivare prima del primo voto a formalizzare la proposta riunendo i grandi elettori. Magari non al Capranica come l’altra volta», ha concluso il premier.

Renzi è poi nuovamente intervenuto a conclusione dell’assemblea: «Credo che la legge elettorale non sia facilmente migliorabile, non è il male minore, non è lo sciroppo da inghiottire», ha detto il premier, «Abbiamo assunto tesi da noi sostenute da anni e fatto modifiche indicate anche dalle opposizioni e dalle minoranze».

«Non sono capilista bloccati, il modello è il candidato di collegio. C’è un sistema per cui il 60% cento è eletto con le preferenze e per il resto sono candidati in quel collegio. È un incrocio fra il Mattarellum e i collegi nelle province».

 

 

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