Renzi annuncia:” Sabato ci sarà il nuovo Presidente”

Via alle consultazioni del pd per il Quirinale. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è nella sede del partito di largo del Nazareno a Roma per le consultazioni con gli altri partiti per l’elezione del presidente della Repubblica. Renzi, con la delegazione Pd, ha avviato gli incontri alle 9.30 i rappresentanti di Per l’Italia, Centro Democratico e Scelta Civica.

Renzi è alla ricerca di un’intesa per una candidatura condivisa per il Quirinale. L’incontro clou sarà quello alle 19 con Forza Italia, guidata dal suo leader Silvio Berlusconi: basato innanzitutto sul metodo – si è appreso – sull’identikit e non è previsto si facciano dei nomi. Ma stasera alle 21 arriveranno anche gli ex del M5s – oggi 9 deputati hanno annunciato di voler lasciare il gruppo – ha fatto sapere il vicesegretario del Pd Guerini. Intanto, al Senato la legge elettorale va verso il voto finale, oggi alle 17. Seppure ci sia sempre il dissenso della minoranza del partito del premier.

«In modo molto chiaro abbiamo chiesto che il prossimo presidente della Repubblica sia un politico che abbia militato nelle istituzioni, abbia rapporti internazionali e sia un politico. Non è il momento per un tecnico al Quirinale». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, all’uscita dal Nazareno dopo le consultazioni con il Pd.

Alfano ha sottolineato che il nuovo presidente della Repubblica dovrà accompagnare la conclusione del percorso delle riforme istituzionali: «è fondamentale, dopo che per decenni non si è ottenuto il cambiamento epocale che stiamo realizzando».

Anche Area Popolare (Ncd-Udc) darà indicazione ai propri grandi elettori di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni per il Quirinale. Puntiamo al quarto o quinto voto: all’ace alla quarta, non al doppio fallo nella quinta, dice ancora, usando una metafora tennistica, il ministro dell’Interno.

«Drammaticamente non ci hanno fatto nomi e temo che nessuno abbia idea di cosa vuole fare», dice il segretario della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con Renzi. «Da quel che ho capito –
aggiunge – Renzi è orientato per un politico. Noi diciamo no a Prodi e Amato». Salvini spiega che la Lega concorderà «con chi ci sta, come Fratelli d’Italia della Meloni, un candidato di centrodestra». A chi gli domanda se tema un accordo tra Renzi e Berlusconi risponde: «È già in corso, noi siamo venuti qui seriamente, se ci faranno perdere del tempo saremo ancora più cattivelli in Aula».

All’incontro «ci andiamo per educazione, ben consapevoli che stiamo vivendo una farsa», aveva detto il segretario della Lega Matteo Salvini a Radio Padania. 

Sono dunque ufficialmente aperti i giochi per l’elezione del presidente della Repubblica. Negli incontri con i suoi parlamentari, Renzi ha iniziato a scoprire le sue carte. Il Pd, ha annunciato, voterà scheda bianca nelle prime tre votazioni. Poi, sabato mattina, al quarto e «decisivo» scrutinio, quando il quorum di abbasserà a 505 voti, proverà a eleggere il suo candidato, nato da una condivisione anche con gli altri partiti.

«Possiamo riscattare la figuraccia del 2013, che è stampata nel curriculum vitae di tutti», motiva i Dem, provando a ricompattarli. Ma se Stefano Fassina si spinge a benedire la ricerca di un accordo con Forza Italia, Pippo Civati con una lettera lancia, in chiave “Non Nazareno”, la candidatura di Romano Prodi. E provano a scavalcare il premier anche Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che scrivono a deputati e senatori Pd per chiedere loro di fare dei nomi da sottoporre on-line al voto degli iscritti al M5S. Ma, in quello che è un vero e proprio terremoto, perdono altri dieci parlamentari, che lasceranno il Movimento.

In una partita ancora tutta da giocare, ricca di incognite e possibili intrecci, Renzi eserciterà fino in fondo il suo diritto a fare una proposta. «Farò un nome secco, non una terna», anticipa prima ai deputati, poi a senatori Pd che incontra in mattinata. Dunque non una rosa di candidati tra cui far scegliere a Berlusconi e Alfano. Ma una proposta maturata dopo un confronto.

Oggi è fissato un fitto calendario di consultazioni al Nazareno: aprirà la delegazione centrista, chiuderà FI e in mezzo tutti gli altri partiti, tranne M5S (un rifiuto «insensato», il loro, commenta Renzi). Prima, però, viene il confronto e la condivisione dentro il Pd, conferma il segretario incontrando i suoi parlamentari.

Appare conciliante il premier, ai deputati e senatori dem. Chi non condivide un nome «dovrà dirlo apertamente», dice. «Non scommetto sulla vostra fedeltà ma sulla vostra intelligenza», aggiunge: «Non faccio l’elogio del franco tiratore ma – vi stupirò – difendo il diritto di dissenso», un voto di coscienza, assicura ai senatori. Ma se Pippo Civati, assente all’incontro, gli fa pervenire una lettera in cui candida Prodi come antidoto all’accordo con Berlusconi, mette in chiaro che nessuno si può permettere di porre «veti» né tantomeno di fare nomi «contro».

La minoranza interna chiede a Renzi di fare un nome del Pd: un «politico» che sia «autonomo dal governo». Alcune deputate invocano una donna. E il premier annuisce: «È una anomalia che non ne sia mai stata eletta una. Verificheremo se c’è lo spazio per chiudere». Ma il percorso è pieno di incognite. Tant’è che il segretario ricorda che «anche Carlo Azeglio Ciampi ebbe 180 franchi tiratori e Francesco Cossiga 170». Ma poi ostenta ottimismo: il Pd può riscattare il fallimento del 2013.

Nel pomeriggio Renzi si fa vedere alla Camera: una presenza, per lui che non è parlamentare, anche «simbolica» in vista delle votazioni. In Aula intanto si continuano a votare le riforme. Al Senato la legge elettorale corre verso il voto finale, in programma oggi alle 17. A Montecitorio passano gli articoli della riforma costituzionale che modificano anche il quorum di elezione del capo dello Stato. Ma sull’Italicum continua il dissenso della minoranza Pd, con oltre venti senatori sulle barricate. E alla Camera vota contro la fronda interna a FI.

 

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