Renzi al Quirinale, tensione sui nomi dei ministri

Due ore di colloquio per cercare di capirsi. Il primo, Giorgio Napolitano, preoccupato per la tenuta internazionale del governo in alcuni ministeri chiave come Economia e Esteri. 
Il secondo, Matteo Renzi, tenacemente convinto della necessità di cambiare passo proprio nei dicasteri chiave per non trasformare il suo governo in una sorta di Letta-bis. Due ore di faccia a faccia serale, mediato dal ministro e braccio destro di Renzi, Graziano Delrio. Ed è proprio l’ex sindaco di Reggio Emilia che il presidente del Consiglio incaricato vorrebbe in via XX Settembre. Un politico in strettissima sintonia con il premier, come Renzi ha sempre affermato di volere anche per chiudere la stagione dei tecnici più o meno scelti da via Nazionale e da Francoforte.

Tensioni Il braccio di ferro di ieri sera è destinato a proseguire anche perché il Quirinale, insieme a Bankitalia, vorrebbe si privilegiasse la continuità (leggasi Saccomanni), mentre Renzi in alternativa al politico offre un tecnico come il professore Guido Tabellini, di alta statura internazionale ma, ovviamente, privo di esperienza di governo. Una soluzione che lascerebbe Renzi unico uomo forte del governo anche in vista del ”pacchettone” di nomine pubbliche (Eni, Enel, Poste e altro), più o meno già definite e che l’arrivo di Renzi a palazzo Chigi rimetterà in discussione.

Non c’è però solo il nodo dell’Economia a rallentare la definizione della squadra di governo «che fosse per me avrei già presentato domani (oggi ndr)», ma anche il ruolo di Angelino Alfano. Renzi ha raccontato al Capo dello Stato che intende fare un governo «Renzi-Renzi» e non un governo «Renzi-Alfano» che tanto somiglia «al governo Letta-Alfano». Quindi Alfano, secondo il racconto del segretario del Pd, dovrebbe rimanere fuori e concentrarsi a fare il segretario del Nuovo Centrodestra. «Sono pronto a dargli anche tre o quattro ministeri», ha sostenuto il segretario del Pd e premier incaricato. Ovviamente il Capo dello Stato non è entrato nel merito della trattativa tra i partiti e difficilmente vi entrerà nelle prossime ore lasciando quindi ad Alfano la responsabilità di una risposta. Una risposta che è però diventata molto complicata da dare visto il feeling mostrato ieri da Renzi con Silvio Berlusconi e anche da un «no» che aprirebbe la strada alle elezioni anticipate che potrebbe tenersi dopo una rapidissima approvazione dell’Italicum, magari nella versione originaria degli sbarramenti.
Al termine del lungo colloquio Renzi plana nella sede del Pd e si dice «soddisfatto» «perché siamo entrati nel merito delle cose». E tra le «cose» c’è la scelta dei ministri. Renzi porta al Quirinale i nomi dei possibili ministri sotto i quali Napolitano dovrebbe apporre la sua firma per la nomina. Il premier propone e il Capo dello Stato nomina, dice la Costituzione, e questo rischia di aprire un contenzioso qualora una delle due parti dovesse irrigidirsi.

Caselle Oltre ai due nodi sopraelencati rischia di aprirsene anche un altro. Ed è quello del ministero della Farnesina ora occupato da Emma Bonino. Anche in questo caso Renzi punta ad applicare lo stesso metro della discontinuità. Non solo. Qualora Alfano dovesse accettare di fare un passo indietro ed accettare la logica renziana dei quattro ministeri in cambio, è chiaro che si porrebbe un problema di caselle da dividere tra il Ncd e il Pd. Malgrado i nodi ancora aperti, il segretario del Pd, è convinto di rispettare il timing e di presentarsi di nuovo sabato al Quirinale con la lista dei ministri. Non si tratterà per le forze politiche della maggioranza di un prendere o lasciare, ma quasi.

 

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