Psicologia: A quante informazioni dobbiamo stare attenti?

L’essere umano è un essere non concepibile come isolato ma sempre in relazione con l’altro. La mente, secondo diversi studiosi, è relazionale, ovvero esiste in quanto in relazione con l’altro. Ora nell’interazione con l’altro un processo che favorisce questo incontro è il processo comunicativo. La comunicazione è un qualcosa di così complesso che spesso non viene considerato in tutte le sue sfaccettature. Riccorro ad un esempio per rendere più chiaro quello che intendo; quando parliamo con una persona, ad esempio un nostro caro amico, spesso ci concentriamo su quello che stiamo dicendo  non prendendo in considerazione tutti quegli aspetti non verbali (sguardo, postura tono della voce etc.) che sono importanti per avere una comprensione a 360 gradi del messaggio. Infatti una determinata espressione ( ex; stai scherzando?!) può assumere diversi significati a seconda della persona, del contesto, del tipo di relazione e del tono che si utilizza. In questo esempio, una espressione di questo tipo, in una relazione dove , almeno in teoria, le premesse dovrebbero essere chiare ad entrambi (al mio amico e a me stesso) se detta con un tono interrogativo o anche esclamativo può far sorgere dei dubbi circa le premesse che stanno a monte. In virtù di questo, è importante, affinchè la comunicazione sia chiara e priva di malintesi, che sia ben definita la relazione che c’è trai i due partecipanti e, qualora non lo fosse, è importante fermarsi e discuterne. Infatti, ritornando all’esempio precedente, l’espressione “stai scherzando” sia in chiave interrogativa che esclamativa può essere un ottimo punto di partenza per discutere su quanto sta avvenendo in quel momento. L’antropologo Bateson, direbbe, “ si sta metacomunicando” dove per metacomunicazione si intende quel processo che permette una definizione o ridefinizione della relazione che c’è tra i due partecipanti alla comunicazione. Per cui è importante, quando si dialoga con una persona, tenere presente sia gli aspetti verbali e sia i nonverbali, in quanto questi ultimi qualificano la comunicazione verbale.

 

Dott.ssa Noviello Simona

Psicologa, psicopedagogista

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