Pressione, nuovo studio: sotto i 120 è salvavita in Italia si mangia troppo sale

Interrotto in America , con quasi due anni di anticipo, uno studio scientifico federale per l’emergere di “dati salvavita”: la ricerca chiamata “Sprint” ha scoperto quanto bassa deve essere la pressione sanguigna sistolica per ridurre significativamente i rischio di infarto, ictus e morte. 

Il numero salvavita – dibattutto da decenni dagli esperti – è sotto i 120. E’ questa la cifra emersa dai test condotti da ricercatori dell’Istituto nazionale Usa per il cuore, polmoni, sangue su oltre 9.300 persone di sesso maschile e femminile e di oltre 50 anni di età.

I volontari erano stati divisi in due gruppi: uno doveva mantenere la pressione sistolica sotto i 40, come attualmente raccomandato, l’altro sotto i 20. I pazienti in quest’ultimo gruppo hanno evidenziato rischi di infarto, danni cardiaci e ictus più bassi di un trzo rispetto agli altri. E i loro rischi di morte sono risultati più bassi addirittura di un quarto. Lo studio dovrebbe portare ad un rapido cambiamento delle linee guida sulla pressione sanguigna.

Come in ogni medaglia, tuttavia, c’è anche l’altra faccia. Dovr raggiungere target pressori inferiori, infatti, significherà somministrare sempre più afrmaci antipertensivi (nello studio chi scendeva sotto i 120 ne prendeva in media 3 contro i 2 di chi si accontentava di stare sotto ai 140) e a un numero sempre maggiore di persone, con possibili effetti collaterali che secondo i critici rischierebbero di annullare i benefici.

Mentre negli Stati Uniti la ricerca mira ad abbassare i livelli in Italia continua ad essere allarmante il consumo di sale. Soprattutto al Sud. Cibi super saporiti che, però, mettono seriamente a rischio la salute del cuore. I dati emergono da uno studio pubblicato sul British Medical Journal e realizzato dall’Istituto superiore di sanità.

In particolare in Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata il consumo medio si attesta oltre gli 11 grammi al giorno contro valori inferiori ai 10 grammi in tutte le altre Regioni. Un valore che va ben oltre i 5 grammi giornalieri raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità.

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