Possiamo battere tutti

“Non siamo i più forti. Ma possiamo battere i più forti. Il Brasile è davvero formidabile. Davanti fa paura, il centrocampo è solidissimo, la difesa forse un po’ meno. Poi Germania, Spagna, Argentina”. Parola del commissario tecnico della Nazionale italiana, Cesare Prandelli, in un’intervista a Sette in edicola da venerdì 6 giugno, parla del Mondiale alle porte e spiega perché la Nazionale è lo specchio dell’Italia. Sul ruolo del calcio italiano, inteso come specchio e amplificatore del carattere nazionale afferma: “Siamo troppo polemici e divisi. Ma a volte nella polemica troviamo un surplus di forza e di convinzione. Reagiamo solo dopo aver toccato il fondo. Non siamo un popolo da circostanze ordinarie. La mia Nazionale è come il Paese: si carica in mezzo alle polemiche e può battere anche i rivali più forti”. Il ct si è posto il grande obiettivo e problema di recuperare il rapporto tra la Nazione e la Nazionale: “Mi aveva colpito vedere la grande squadra di Lippi, i campioni del mondo, fischiata senza motivo. Ci siamo posti il problema di ristabilire il rapporto con la gente. Non ci ha pesato, anzi, ci ha arricchito andare a giocare a Quarto e a Rizziconi, su campi sequestrati alla criminalità, o in Emilia dopo il terremoto. Ne ho sempre discusso con i ragazzi, e loro sono venuti volentieri.
    Anche ad Auschwitz”. Sul suo carattere, alla provocazione di essere considerato un buono, Prandelli ribatte: “Nulla è più ridicolo di indossare un abito che non è il tuo. Ognuno ha il proprio carattere. Carlo Ancelotti ha allenato e vinto in Italia, in Francia e in Spagna senza cambiare il suo. Io sono molto esigente con i miei giocatori. Si può essere rispettosi e insieme esigenti”. Su quali siano i leader della Nazionale italiana elenca: “Chiellini, che è riuscito a conciliare lo sport e lo studio, ha un carattere molto forte. Pirlo e Buffon, i veterani: passate le cento partite, interpretano ancora la maglia azzurra con l’emozione e l’impegno dell’esordiente. De Rossi”.
    Secondo Prandelli bisogna responsabilizzare i giovani che “hanno perso capacità di sacrificio e fiducia nel futuro, non hanno il senso della sofferenza. Ma la colpa è di noi genitori che li abbiamo viziati troppo” e anche i calciatori sono viziati, “a volte diventano un po’ troppo personaggi”. Sulla tensione alla quale i giocatori sono sottoposti e se Balotelli riuscirà a sopportarla risponde: “è fondamentale trasmettergli il senso che non è l’unico responsabile di quel che accade” e alla domanda se sia vero che quando arbitra in allenamento a volte fischia apposta falli che non ci sono, risponde: “Sì. I calciatori devono abituarsi a tutte le situazioni possibili, anche a subire torti” 

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