Pdl: è in atto la conta tra Alfano e Berlusconi

Non c’è più dialogo tra governativi e lealisti del Pdl, che ormai si parlano solo a colpi di polemiche a mezzo stampa. Mentre Berlusconi e Alfano ieri si sono parlati per telefono e sono state scintille. Alfano ha detto: «Sto con il governo anche in caso di decadenza. Non lo farò cadere». E Berlusconi ha preso molto male questa posizione: «Noi andiamo dritti e non ci faremo bloccare dai ricatti». A una settimana dal Consiglio nazionale che dovrebbe votare lo scioglimento del partito e la rinascita di Forza Italia, la tensione è insomma alle stelle. Intanto le conte su documenti contrapposti si moltiplicano, anche se spesso i numeri appaiono superiori al plenum dell’assemblea plenaria. E allora sia i seguaci di Fitto che quelli di Angelino Alfano si appellano al capo supremo, a Berlusconi, affinché intervenga per sedare gli animi ormai troppo accesi e per provare a evitare lo scontro tra le forze in campo, con una conta che potrebbe rivelarsi deludente sia per gli uni che per gli altri.

LE TENSIONI
Le due correnti si guardano in cagnesco, come rivela il velenoso botta e risposta tra il lealista Daniele Capezzone e il governativo Fabrizio Cicchitto. Il primo rivolge all’ex capogruppo una serie di domande sulla «convivenza in un monocolore Pd» e sul «che fare se verrà votata la decadenza di Berlusconi. Basterà un comunicato di deplorazione?». E il secondo risponde facendo «maramao a Capezzone in veste di pubblico ministero fasullo e fanatico» e spiegando di «ritenere un errore politico mettere in crisi il governo». Berlusconi che, come si sa, non apprezza affatto quelli che considera «inutili battibecchi», resta rintanato a Villa San Martino. Ma i litiganti lo raggiungono anche in quel di Arcore. Prima i falchi, capitanati da Fitto, Verdini, Capezzone e Santanchè, che gli hanno chiesto di chiarire, una volta per tutte, di assumere «pieni poteri per riformare il partito» e verificare chi ci sta e chi no. In questo modo, è il ragionamento, i ministri e i loro seguaci verrebbero messi all’angolo e il documento sul quale stanno chiedendo le firme diventerebbe, di fatto, l’anticamera della scissione. Ma i governativi non restano a guardare e chiedono invece all’ex premier di strutturare meglio il partito «creando una solida struttura da affiancare al leader, Berlusconi, per favorire il confronto».

L’ESECUTIVO
Come sempre, le due fazioni hanno visioni diametralmente opposte del futuro. Per questo motivo, secondo i lealisti, «è ormai inevitabile un intervento diretto di Berlusconi per fare chiarezza una volta per tutte». Ma soprattutto Fitto, Santanchè, Verdini, Bondi e gli altri super falchi cercano di capire quanto l’ex premier tenga al rapporto con quello che fu il suo delfino, Alfano. I rapporti tra i due sono peggiorati, ma il Cavaliere pare voler evitare la rottura. E su questo punta il vicepremier-segretario del Pdl che, forte dei consensi in crescita tra i parlamentari, sta lavorando per evitare la conta all’ultimo voto «che sarebbe dannosa anche per la sua leadership». Ma la condizione posta da Alfano e i suoi, confortati dai sondaggi, è che non si riparli di crisi di governo. Questa la scommessa, mentre si vocifera che Berlusconi, che domani incontrerà i giovani militanti a Villa Gernetto, in realtà, come rivelano le pessime pagelle che Bondi dà ai ministri, sia tentato di schierare al suo fianco forze fresche «in grado di dare di noi un’immagine nuova, non appannata da veleni e polemiche».

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