Pd: resa dei conti in direzione sull’art.18
«Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». Renzi apre così il suo discorso in direzione, una riunione con al centro le politiche del lavoro.
«Serve un paese che vuole investire e dare risposte ai nuovi deboli che sono tanti e hanno bisogno di risposte diverse da quelle date finora. La rete di protezione si è rotta, non va eliminata ma ricucita, sapendo che c’è uno Stato amico che li aiuta».
L’articolo 18 «L’attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per discriminatorio e disciplinare».
I sindacati Renzi è pronto a confrontarsi, a «sfidare» i sindacati su tre punti. Si tratta di «una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo. Sono disponibile a riaprire la Sala Verde a palazzo Chigi. Anche domani mattina».
Sulle divisioni «Chi non la pensa come la segreteria non è un Flintstones e chi la pensa come la segreteria non è Margareth Thatcher. Sono due posizioni che meritano rispetto, che si confrontano con un voto e nel lavoro parlamentare».
«Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all’esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta».
I poteri forti «A me non preoccupano le trame altrui. È naturale che chi immagina di vedersi spodestato da un certo ruolo, ambisca a recuperare. Sarebbe assurdo il contrario».
La legge di stabilità «Nella legge di stabilità ci saranno «almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro». Il premier ribadisce che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e mezzo «per i nuovi ammortizzatori sociali».
«A noi la scelta: o crediamo nella politica e quindi in una politica che decide oppure ci affideremo per sempre al predominio della tecnocrazia, saranno altri a dirci che fare da editoriali, salotti, club, università».
I parametri europei «Domani il Cdm voterà l’aggiornamento al Def». Renzi spiega che la nota confermerà il rispetto del parametro del 3% nel rapporto tra deficit e Pil, sapendo che le motivazioni di quel parametro erano fondate «su un mondo profondamente diverso» ma anche che «il danno reputazionale» derivante dal mancato rispetto «sarebbe più grave dei vantaggi che si potrebbero avere».
Il ruolo del Pd «Il Pd è riferimento di una sfida per cambiare l’Italia e l’Europa. Gli elettori con il 40,8% alle europee si sono affidati a noi con questo obiettivo. Ma non è tanto una percentuale o il numero assoluto dei voti a contare: è il fatto che gli italiani hanno detto al Pd “la devi cambiare tu l’Italia”». Dichiara Matteo Renzi, sottolineando che il risultato del Pd, primo in Europa, «ha fermato l’avanzata in Italia dell’antipolitica». E aggiungendo: «Non possiamo fare l’analisi del voto la settimana dopo e dimenticarla dopo 5 mesi».
Le misure d’immagine «Insisto sulle misure di immagine del governo, il tetto per i manager, le autoblu, i permessi sindacali, perchè ritengo l’immagine una cosa seria. Credo che continuare a dire che non servono buoni esempi è la negazione della realtà, perchè la realtà chiede misure da parte della politica».
Nessuna intesa, tra i vertici di Cgil, Cisl e Uil per cercare una posizione comune sul lavoro e l’articolo 18.
Renzi vede Napolitano Renzi in mattinata aveva incontrato i vicesegretari Guerini e Serracchiani, poi è salito al Quirinale, ufficialmente per riferire a Napolitano del viaggio negli Usa e discutere dei lavori parlamentari.