Pd: oggi la scelta del nuovo segretario, alle 13 circa un milione di elettori alle urne

È il giorno delle primarie, il giorno in cui il popolo dem sceglie il suo segretario, il giorno della verità. Le urne si sono aperte alle 8. Si vota fino alle 20. Come riporta in un tweet il responsabile organizzazione del Pd, Davide Zoggia, l’affluenza alle 13 è stata di «980mila votanti». Il dato è in linea con le precedenti primarie per la segreteria del Pd nel 2009, quando vinse Pier Luigi Bersani contro Dario Franceschini. Nel 2009, alle 11.30 andarono a votare 876.570, dato che crebbe a quasi due milioni alle 17 per raggiungere la cifra finale di 3 milioni 102mila votanti. Anche allora votarono i sedicenni e gli extracomunitari con permesso di soggiorno.

Oggi è il giorno in cui, dopo settimane di una campagna elettorale che non ha mai raggiunto temperature roventi, il Pd sceglie il suo prossimo leader fra i tre candidati, Matteo Renzi (favorito da tutti i sondaggi), Pippo Civati e Gianni Cuperlo.

Renzi. «La giornata sta andando bene, tanta gente sta andando a votare», ha detto Matteo Renzi, prima di entrare nel seggio di piazza dei Ciompi a Firenze. Poi Renzi si è messo in fila per votare. Tanti i giornalisti, le tv e i fotografi presenti nel seggio, che il sindaco, un po’ infastidito per la confusione, ha invitato a uscire, senza successo. «La sfida è su chi arriva primo», ha risposto Renzi ai giornalisti che gli chiedevano se la sfida di oggi fosse sull’affluenza. «Grazie a tutti i volontari che consentono le primarie e ai cittadini che stanno votando. Buon voto! Se non voti, l’Italia non #cambiaverso», ha poi twittato il candidato segretario.

Cuperlo. «Da domani il Pd sarà più forte, chiunque vinca», ha sottolineato Gianni Cuperlo, recandosi al seggio a Roma per esprimere il suo voto alle primarie del Pd. «C’è un sentimento che viene dal basso, di riscossa, e io sono veramente felice di questo – ha detto il candidato alla segreteria del Pd – La campagna congressuale è finita, ora sono qui a dire ‘votate il Pd’». Cuperlo sostiene che è stata fatta una «bellissima campagna congressuale». E dice: «Voglio fare gli auguri agli altri candidati. Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto, i nostri elettori sceglieranno». Comunque andrà, osserva l’esponente Pd, «da domani il Pd sarà piu forte, chiunque vinca. Questa cosa che state vedendo è la prova che siamo un partito vivo, il Paese ha bisogno di noi, di questa grande forza popolare, lo dico con umiltà e orgoglio».

Civati. «Se vinco io è chiaro che c’è un pò di panico», ha detto invece Pippo Civati, candidato alle primarie del Pd, arrivando al seggio di Monza dove vota. «Se vinco io – ha spiegato – è una svolta clamorosa, se vince Cuperlo resta tutto come adesso. Se vince Renzi c’è un pò di ambiguità». Civati ha detto di avere già preparato i discorsi per ogni evenienza: in caso di vittoria di Cuperlo, di Renzi, di Renzi con meno del 50% e anche nell’eventualità della sua vittoria. Se sarà Civati a vincere, come ha promesso in radio a Fabio Volo, ci sarà però anche «un effetto sbronza».

Letta. È stato tra i primi cittadini in fila per votare alle primarie per l’elezione del nuovo segretario del Pd, il presidente del Consiglio Enrico Letta. Di buon mattino, il premier si è presentato al seggio allestito nel Circolo Pd nel quartiere Testaccio a Roma, dove abita. «Ho già trovato coda. Buon segno!», ha scritto poi su twitter, sottolineando la partecipazione al voto, in questa domenica mattina. Dopo aver deposto la sua scheda nell’urna, Letta ha salutato i militanti impegnati nella gestione del seggio elettorale ed è andato a Messa.

 
Voto negato a Di Pietro. Antonio Di Pietro non ha potuto votare per le primarie del Pd nel seggio di Montenero di Bisaccia. Il Presidente onorario del partito si era recato alle 9.30 di questa mattina nell’aula consiliare del comune di Montenero dove è stato allestito il seggio dal Partito democratico ma al suo arrivo gli è stato comunicato di non poter partecipare alle primarie. A questo punto Di Pietro ha lasciato il seggio.

I numeri. Imponente la macchina organizzativa impostata dal Partito Democratico per oggi: sono 9mila i gazebo sparsi nelle piazze di tutta Italia e 100mila i volontari in campo per permettere al popolo di sinistra di votare per tutto il giorno. Possono partecipare tutti firmando l’albo degli elettori delle primarie e portando un documento di identità, la tessera elettorale e 2 euro (per i non iscritti). Anche coloro che hanno compiuto i 16 anni e gli immigrati possono andare ai gazebo, ma devono essersi registrati in precedenza. Sulle sorti delle primarie dell’Immacolata e sul peso politico del futuro leader Pd inciderà però non solo la percentuale che decreterà il vincitore ma anche l’affluenza ai seggi. Per parlare di “successo” dovrebbero andare alle urne almeno 2 milioni di elettori, e già sarebbero meno di quelli che nel 2009 andarono alle urne scegliendo Bersani e molti meno di quei 3 milioni che lo scorso anno parteciparono per la sfida Renzi – Bersani.

 

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