Papa Francesco riceve una missiva da una coppia di gay

Vorrebbero incontrare il Papa. Antonio Garullo e Mario Ottocento, la coppia gay di Latina che ha appena fatto richiesta di trascrizione del matrimonio celebrato nel 2002 in Olanda, presso i registri dello Stato Civile del Comune di Latina e aspettano il parere del Ministero dell’Interno, hanno scritto una lettera aperta a Papa Francesco.

La missiva – «Siamo una coppia gay, è molto tempo che stiamo insieme – scrivono – e ciò significa per noi condividere un progetto di vita, di amore, di lavoro, sin dal momento in cui le nostre vite si sono incrociate». Perché questa lettera? «Siamo abituati – si legge nella lettera aperta al Pontefice – ad ascoltare dai pulpiti parole dure e cariche di pregiudizio indirizzate al nostro vivere insieme. E così abbiamo voltato i nostri sguardi e i nostri cuori altrove». Antonio e Mario dicono di non essere credenti, ma hanno entrambi un trascorso molto vicino alla Chiesa: Mario viene dal Venezuela, «quasi dalla fine del mondo», proprio come Papa Francesco, Antonio ha frequentato e praticato la Chiesa per molti anni, attivamente. Ma ora «abbiamo udito parole nuove, autenticamente interpreti delle parole di Cristo: ”Non giudicare e non sarai giudicato”», scrivono.

Esattamente come hanno fatto i loro genitori. «Noi abbiamo avuto la fortuna di avere le nostre famiglie sempre vicine sentendoci sempre in una comunità di amore di affetto e di inclusione. E forse proprio così dovrebbe essere una comunità che si dica autenticamente cristiana. Purtroppo però, molte persone, molti ragazzi e ragazze gay non vivono in questa atmosfera e spesso anci vengono emarginati, additati. Purtroppo questo avviene maggiormente nella Chiesa e ci appare come un controsenso assoluto. Noi vorremmo che i nostri nipoti possano sentirsi in famiglia nella società laica come nella comunità ecclesiale a prescindere dal soggetto e dal genere del loro amore e della loro unione».

«La nostra unione – raccontano – non è accettata ancora in Italia, quindi ci siamo trovati spesso a frequentare aule di Tribunale e mentre giudici e avvocati proferivano parole che feriscono come pietre, il nostro sguardo si è posato spesso su quel crocifisso che adorna gli uffici pubblici ridotto èpiù a simulacro di potere che a grido di salvezza per l’umanità, in un muto dialogo gli chiedemmo: “anche Tu”?».
Le stessa domanda Antonio e Mario vogliono rivolgerla al Pontefice: «Guardandoci negli occhi chiedere: anche tu papa Francesco?». Una lettera che non arriva in un momento casuale perché si terrà a breve il Sinodo sulla famiglia che dovrà discutere anche delle coppie omosessuali. Mario e Antonio vorrebbero vedere un’apertura da parte della Chiesa prima di questo appuntamento. Sono convinti che «Papa Francesco possa essere – dicono – l’uomo giusto per questo cambiamento».

 

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