Papa Francesco in Sinagoga: “Ebrei nostri fratelli maggiori nella fede”
Giunto a Largo XVI ottobre, il Papa è stato accolto dal presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, dal presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, e dal presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia.
Il Pontefice ha deposto i fiori sulla lapide che ricorda la deportazione degli ebrei romani nel 1943 e ha percorso poi Via Catalana, fino all’effige in ricordo di Stefano Gai Taché, il bambino ucciso nell’attentato terroristico del 1982. Anche qui ha deposto una corona di fiori e incontrato la famiglia Taché e i feriti nell’attentato. Quindi ha raggiunto a piedi il Tempio Maggiore: sulla scalinata l’incontro con il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni. Insieme l’ingresso nella Sinagoga. Presenti, con la Comunità romana, esponenti di diverse Comunità ebraiche d’Europa.
Calorosamente applaudito, papa Francesco, in un clima molto amichevole, si è lungamente trattenuto a salutare tutti i presenti, esponenti del mondo ebraico italiano ed europeo. Moltissime le strette di mano, i sorrisi, le battute di cordiale saluto. Tra i presenti in Sinagoga anche il prefetto di Roma Franco Gabrielli e il commissario straordinario della città Francesco Paolo Tronca.
Ecco i punti principali del discorso del Pontefice:
“Voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede”,ha detto Francesco rivolgendosi alla comunità ebraica. “Tutti quanti apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo”
“Il Concilio, con la Dichiarazione Nostra aetate, ha tracciato la via: ‘sì’ alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo; ‘no’ ad ogni forma di antisemitismo, e condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano”, ha affermato papa Francesco.
“Conflitti, guerre, violenze ed ingiustizie aprono ferite profonde nell’umanità e ci chiamano a rafforzare l’impegno per la pace e la giustizia. La violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche”, ha aggiunto Francesco, tra gli applausi.
“Né la violenza né la morte avranno mai l’ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell’amore e della vita. Noi dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita”.
“Il 16 ottobre 1943, oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Oggi desidero ricordarli col cuore, in modo particolare: le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate. E il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro”. Così papa Francesco nel suo discorso alla Sinagoga di Roma
Gattegna al Papa, operare insieme contro pregiudizi anti-ebrei – Il panorama dei rapporti tra cattolici ed ebrei, “innegabilmente positivo, non deve indurre alcuno a interrompere il cammino intrapreso per raggiungere nuovi e ulteriori progressi”. Lo ha detto il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, nel suo discorso durate la visita del papa in Sinagoga. In particolare, ha affermato, “ritengo necessario realizzare una strategia comune che consenta un’ampia diffusione presso tutta la popolazione, della conoscenza del grande lavoro svolto e del consolidamento dei sentimenti di rispetto reciproco di amicizia e di fratellanza che fino ad oggi sono rimasti circoscritti ai vertici religiosi e culturali; ancora circolano con frequenza pregiudizi e discorsi improntati a un disprezzo che ci offende e ci ferisce”.