Pallone d’Oro, festa e lacrime per Cristiano Ronaldo
Alla fine il suo volto da ‘bambino monello’ si è sciolto in un pianto liberatorio. Un duro come lui così emozionato da non poter parlare, per rivolgere i consueti ringraziamenti. Il primo pensiero di Cristiano Ronaldo, poco dopo avere messo le mani sul suo secondo Pallone d’Oro (Video), è andato a Eusebio che, prima di lui, lo ha preceduto nell’albo d’oro del prestigioso trofeo (l’albo d’oro in foto). Dopo anni trascorsi a duellare contro il proprio incubo Messi, l’attaccante lusitano è salito sul gradino più alto del podio di Zurigo, riprendendosi quel premio che era stato suo a fine 2008, quando ancora indossava la maglia del Manchester United. (Le foto delle star presenti alla premiazione).
Per molti, una vittoria annunciata; per qualcuno una specie di ‘risarcimento’ della Fifa, dopo la polemica con il presidente Sepp Blatter, che lo aveva irriso davanti agli studenti di Oxford, imitandolo poco elegantemente e senza troppo successo. L’angelo dalla faccia sporca, al di là di ogni considerazione, ha trionfato a suon di gol e di sgroppate sui campi di tutto il mondo: perché è stato il giocatore più decisivo nel 2013, quando era il momento di esserlo, al punto di trascinare il ‘suo’ Portogallo alla qualificazione per la fase finale della Coppa del mondo.
Nel duello ravvicinato con Ibra (che oggi si è consolato con il premio ‘Puskas’, assegnato all’autore del più bel gol dell’anno), Cristiano è stato letale. Nel 2013 ha vinto meno di Franck Ribery, protagonista con il Bayern Monaco di una stagione forse irripetibile (successi in Bundesliga, Coppa di Germania e Champions), ma soprattutto è riuscito a precedere Leo Messi, vittorioso più o meno legittimamente nelle ultime quattro edizioni del trofeo, il vero spauracchio di Ronaldo. Il portoghese, messi da parte festini, macchine e donne, ha già superato il ‘monumento’ Eusebio, che è stato ricordato assieme a Mandela nella fastosa cerimonia svizzera. Il ‘bambino monello’ di Manchester non c’è più, ha lasciato spazio a un uomo consapevole del proprio talento, che si è presentato con la famiglia al seguito alla cerimonia – dopo avere minacciato di disertarla – tenendo per mano il figlio Cristiano Ronaldo junior, quasi a voler simboleggiare una raggiunta maturità e dando un colpo di spugna al passato.
Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro nasce a Funchal, il 5 febbraio 1985, muove i primi passi come ala sinistra, poi diventa jolly del reparto avanzato e implacabile bomber: segna di destro, di sinistro, di testa, in acrobazia, di tacco. Nasce calcisticamente nel Nacional e nel 1997 approda nello Sporting Lisbona, dove gioca un quinquennio. Viene notato dal Manchester United, in una partita amichevole contro lo Sporting Lisbona, nel luglio 2003. I ‘Red devils’ perdono per 2-0, ma sir Alex Ferguson s’innamora di lui. Prima dello United, però, era stato il Parma ad andare vicino al suo acquisto, ma la trattativa era fallita a causa del crack Parmalat.
Alle sue spalle si sono piazzati Ribery e Messi, che completavano la strepitosa terna; con ‘CR7’ ha vinto Jupp Heynckes, timoniere di un Bayern Monaco senza rivali e miglior allenatore 2013. Un ‘O rey’ Pelè meno commosso di Ronaldo si è visto assegnare il Pallone d’Oro alla carriera (Il premio a Pele’), riconoscimento indiscutibile all’unico calciatore ad avere trionfato in tre edizioni della Rimet, come si chiamava nel 1958 ’62 e ’70 la Coppa del mondo. Ai tempi in cui giocava, il trofeo di France football andava ai calciatori europei e Pelè non avrebbe mai potuto vincerlo. Chissà, altrimenti, quanti ne avrebbe collezionati nella sua già ricchissima bacheca. La coloratissima serata di Zurigo è stata completata dall’outing del portiere tedesco Nadine Angerer, che ha dedicato il proprio trofeo di migliore calciatrice alla compagna.