Origini della cartapesta a Nola: interessante ipotesi del maestro Ezio Flammia
Nola – La cartapesta rappresenta un materiale di forte legame con la città per la tradizione artigianale nella costruzione dei gigli. Una espressione artistica radicata nella comunità tanto da influenzare, nel passato, gli orientamenti progettuali sulla scelta di materiali per la realizzazione di opere architettoniche.
Ricordiamo, a tal proposito, che l’architetto Breglia si avvalse dell’esperienza di maestri cartapestai per la definizione di alcuni particolari nella ricostruzione della Cattedrale di Nola.
Sin dal ‘700 le maestranze nolane risultano anche nella realizzazione delle famose macchine di Ferdinando Sanfelice, per l’Effimero Barocco a Largo di Palazzo, che venivano allestite in Piazza del Plebiscito nel corso dei cerimoniali organizzati dai Borbone.
Una ipotesi suggestiva circa le origini della cartapesta sul territorio nolano è avanzata dallo storico dell’arte della cartapesta il maestro Ezio Flammia. Egli lega le origini della tradizione artigiana della cartapesta alla “Fabula Atellana”, un genere di spettacolo popolare comico farsesco sviluppatosi intorno al IV sec a.C. ad Atella: “Gli attori delle atellane, come i fliaci, recitavano per le strade e utilizzavano le maschere chiamate oscilla (nome di origine osco). È ipotizzabile che i contatti siano avvenuti in una delle città in prossimità di Atella e in particolare a Nuvla l’odierna Nola.
I fliaci oltre a satireggiare i comuni mortali, prendevano di mira gli eroi del mito e persino le divinità. Le satire erano senza freni e il più delle volte erano derisorie e caustiche.”
Flammia sostiene che la presenza dei fliaci a Nola, o nelle immediate vicinanze, sarebbe comprovata da un dipinto con una scena comica di furto di genere fliacico riprodotto su di un cratere che sembra provenire proprio da Nola e conservato presso lo Staatliche Museum di Berlino.
“Le maschere di stoffa indossate dagli attori erano tutte ad elmo, coprivano cioè il volto e il cranio, alcune erano enormi poiché dovevano essere proporzionate alla grossezza e alla goffaggine del costume”.
Proprio nelle lavorazioni delle maschere dei fliaci a Nola, probabilmente costituite di stoffa e trattate con colori e impasti che ne conferivano consistenza e tono, potrebbe ricercarsi l’origine della lavorazione della cartapesta. Difatti è noto che, anche nel passato recente, l’impasto era realizzato utilizzando degli stracci.
Presso il museo storico archeologico di Nola sono custodite alcune opere riproducenti le “maschere fliaciche” che il maestro Flammia ha realizzato e donato al museo. Sono realizzate in stoffa, secondo l’antica tradizione greca che anticipa la cartapesta, e rappresentano in modo pregevole le espressioni pungenti e salaci con le quali i fliaci interpretavano le scene improvvisate di vita quotidiana.
E’ suggestiva questa ipotesi del legame tra archeologia e cartapesta, in particolare, alla luce delle recenti iniziative che vedono il museo storico archeologico di Nola sede di numerosi eventi sulla cartapesta, si potrebbe dire: “nel solco di una continuità millenaria”.
di Maurizio Barbato