Oggi sciopero dei medici, ecco il perchè

Duecentomila medici che incrociano le braccia per un totale di due milioni di visite ed esami rinviati e 40mila interventi chirurgici differiti. Lo sciopero dei camici bianchi rischia di trasformare la giornata di oggi in una piccola apocalisse per la sanità pubblica.

Urgenze ed emergenze, si affrettano a chiarire i sindacati di categoria, saranno naturalmente garantite. Ma fatta la tara dei casi sensibili, medici ospedalieri e di famiglia, pediatri, dirigenti sanitari e veterinari pubblici hanno tutta l’intenzione di scuotere a fondo l’opinione pubblica e costringere il governo a fare retromarcia.

I medici protesteranno anche con un sit-in, a partire dalle ore 11.00, all’Ospedale San Camillo di Roma. La forte apprensione che l’esecutivo nutre verso lo sciopero, è confermata dalle parole del ministro della Salute. «Io prendo in modo costruttivo le ragioni di questa protesta, perché è un momento di riflessione di tutta la nazione su tutte le questioni di questo comparto, che non è proprietà di una singola istituzione ma di tutti gli italiani», chiarisce Beatrice Lorenzin. Che ammette: «il blocco del turnover ha inceppato un meccanismo che era quello della programmazione, noi formiamo medici in numero necessario alle strutture sanitarie, non riuscire poi ad assorbirli e a garantire un percorso a queste persone finisce per dequalificare le strutture e scoraggiare dei professionisti di alto livello».

«Ci scusiamo per i disagi – annuncia il segretario nazionale di Fp Cgil Medici Massimo Cozza– ma «siamo costretti a scioperare» perché «dopo anni di tagli e mancati finanziamenti la sanità è ormai a pezzi con profonde diseguaglianze regionali e con una accessibilità sempre più ridotta per liste di attesa e ticket».

A poco è servito il fatto che sia rientrato ieri l’allarme che vedeva in bilico le assunzioni di 6mila tra medici e infermieri che avrebbero dovuto tamponare l’emergenza turni. «Senza soldi aggiuntivi, e senza deroghe al tetto di spesa – obietta il sindacato dei medici dirigenti – le parole rischiano solo di essere una beffa».

La giornata di protesta, sottolineano le sigle sindacali, si svolge «in difesa del Servizio sanitario nazionale e contro i tagli delle prestazioni erogate ai cittadini», a tutela della «dignità della professione» e contro l’«indifferenza del governo ai problemi della sanità».

Nella nota che preannuncia l’adesione allo sciopero, i pediatri della Fimp insistono invece sulla «necessità di difendere l’Ssn da un’incipiente tendenza verso la privatizzazione», e sulla necessità di favorire il superamento delle differenze regionali dopo la modifica del Titolo V. La figura del medico, sostengono, dev’essere tutelata «anche per la parte attinente la colpa medica, con le sue implicazioni di medicina difensiva e la partecipazione alla governance del Ssn». «Stiamo lanciando un grido d’allarme ai cittadini – chiarisce il segretario della Fimmg (Federazione dei medici di famiglia), Giacomo Milillo – perché, in mancanza di un progetto nazionale di sostenibilità dell’Ssn, si avrà una drastica diminuzione delle prestazioni per i cittadini stessi, che presto potrebbero doversi trovare a constatare che il Servizio sanitario pubblico non c’è più, ed è stato pienamente sostituito dai privati». «A gennaio ripartiremo con altri due giorni di sciopero», avverte Milillo. Sbaglierebbe insomma, chi dovesse pensare a una piccola disfida temporanea. I venti di guerra non sono destinati a sopirsi in fretta.

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