Oggi direzione nazionale del Pd: si profila uno scontro cn la minoranza Dem
«Dibattito lunare». Con una battuta il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, archivia il ping pong di questi giorni sul doppio incarico del segretario-premier e sulle conseguenti dimissioni dalla segreteria chieste dalla minoranza dem dopo il flop alle amministrative. Una secchiata d’acqua fredda gela anche le attese di una riforma della riforma delle lagge elettorale entrata in vigore il primo luglio: l’Italicum.
Nella resa dei conti in Direzione i dem saranno piuttosto invitati da Renzi a dare prova di compattezza e a ripensare ogni evento nel quadro degli eventi drammatici che vanno dalla strage degli italiani a Dacca al post Brexit. E a prendersi, cosa forse più importante per evitare di trovarsi da solo sul banco degli imputati, responsabilità sia delle vittorie che delle sconfitte («dolorose») alle Comunali: il voto nelle città «ha coinvolto tutti noi», precisa.
«Il referendum? Io lo farei subito – sottolinea Renzi in un lungo confronto con Maria Latella nella trasmissione L’Intervista di Sky – ma la data non dipende da me. Dipende dalla Corte di Cassazione e dai ricorsi successivi. Ragionevolmente direi a ottobre, se tutto va come deve tra il 2 e il 30». Secca la risposta a chi lo rimprovera di aver personalizzato la campagna referendaria: «Sono pronto a trarre le conseguenze, perché sono un leader e non posso far finta di niente. Ma sono altri che vogliono personalizzare contro di me il referendum».
TEMI SUL TAPPETO
Altro tema sul tappeto: le modifiche all’Italicum che per qualcuno – in uno scenario di riavvicinamento a Fi – il premier non escluderebbe. «Non vedo in Parlamento una maggioranza per una legge alternativa – chiude netto Renzi – mi piacerebbe avere potere di vita e di morte sulle leggi in Parlamento, ma anche se alcuni lo pensano, questa non è una dittatura».
Argomentazioni che non piacciono a Fi – che torna a rivendicare il suo ruolo di opposizione pura a Renzi – nè agli alleati di governo. A partire dal segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti che chiede di evitare «tatticismi» sulla legge elettorale: una maggioranza per cambiare l’Italicum – spiega infatti Zanetti – c’è. A patto che Renzi voglia gestire i voti del Pd.
In chiave Direzione, c’è spazio anche per alcuni affondi di Renzi contro Massimo D’Alema, uno dei principali avversari interni del segretario: «Al referendum ha tutti i diritti di votare ciò che crede e francamente credo sia difficile imporre qualcosa a D’Alema. A me, però, piacerebbe discutere nel merito. Le riforme proposte da lui con la Bicamerale erano molto più impattanti delle nostre, ma non riuscì a farle passare». Poi la chiosa velenosa: «D’Alema purtroppo molto spesso parla ma i risultati delle sue azioni gli italiani li hanno visti negli ultimi 20 anni e sceglieranno loro…».
Quindi barra dritta, in vista della direzione di domani. Non ci sarà un rimpasto al governo e quanto al Pd «meglio una polemica in meno e una discussione sui contenuti in più. È un dibattito lunare quello sul mio doppio incarico…». Basti guardare all’Europa e all’Inghilterra, dove «il leader della destra Cameron lascerà perché ha perso il referendum, si farà un congresso, si sceglierà un nuovo leader e questo diventerà primo ministro. Nel resto d’Europa il capo del primo partito è il presidente del Consiglio». Infine: «Un aggettivo per definire me stesso? Direi semplice – conclude infine il premier – Sonoil solito ragazzo di provincia».