Novità nelle pensioni per le donne
«In questo primo avvio sperimentale, una quota di donne potrà rientrare nella possibilità del part-time a tre anni dalla pensione». Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, precisando che la questione dell’accesso per le donne «non dipende né dal ministro del Lavoro né dalla legge di stabilità, bensì dalle leggi sulle pensioni che sono fatte in una certa maniera».
«Le donne – ha spiegato Poletti a margine delle celebrazioni per il 60esimo anniversario dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi civili – sono dentro una legge che non dipende né dal decreto che abbiamo fatto né dalla legge di stabilità, perché è la dinamica delle leggi sul pensionamento che produce una certa situazione». Da una parte, ha chiarito, «ci sono donne che hanno avuto la finestra del pensionamento e sono uscite e, quindi, non possono usare lo strumento del part-time perché hanno già avuto una opportunità in più; per quest’anno è inoltre ancora aperta la possibilità ‘opzione donne’ con l’opzione di pensionamento. Poi – ha sottolineato – c’è un gruppo di donne che potrà utilizzare la possibilità del part-time».
Ci sono cioè, ha proseguito il ministro, «tutta una serie di scaglioni, figli di norme sul pensionamento, per cui si producono scatti che hanno l’effetto di limitare tale possibilità del part-time per alcune fasce». Si tratta comunque di una possibilità «sperimentale e che sarà valida per questi 12 mesi: potrà essere sperimentata dagli uomini e da una quota di donne; poi – ha detto il ministro – sulla base degli esiti di questo periodo faremo delle valutazioni, e se le cose funzioneranno replicheremo e rafforzeremo tale strumento; se invece questo non trova il consenso dei cittadini, faremo valutazioni diverse». Ad ogni modo, ha sottolineato, «credo sia uno strumento importante perchè un elemento di innovazione che, piuttosto che agire sul versante della flessibilità delle pensioni, agisce sul versante dell’invecchiamento attivo». Oggi, ha concluso Poletti, «è soprattutto importante capire se le imprese ed i cittadini apprezzeranno questa ipotesi, che l’Italia non ha mai sperimentato prima».
Sul rischio esclusione delle donne sono intervenuti i sindacati. Il decreto legge sul part time in uscita merita un voto «insufficiente», secondo il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, perché «discrimina le donne». «Questo è un rischio che potremmo risolvere se applicassimo il codice per le pari opportunità perché non ci può essere differenza tra uomini e donne nell’accesso a benefici», afferma il leader sindacale a margine di un convegno dell’Ada-Associazione per i diritti degli anziani.
Anche la Cgil chiede al governo di correggere il decreto «per evitare disparità di genere». Lo dice il segretario confederale del sindacato Vera Lamonica spiegando che quello firmato nei giorni scorsi in applicazione della legge di Stabilità è un provvedimento «limitato» che rischia di riguardare solo poche grandi aziende. «Il governo verifichi – sottolinea – se il decreto su part-time agevolato verso la pensione può essere corretto per cancellare la disparità di genere che in esso è contenuta. Sul decreto attuativo della norma contenuta in legge di Stabilità, c’è troppa enfasi, trattandosi di un provvedimento limitato nelle risorse che riguarderà alcune migliaia di persone, soprattutto dipendenti di grandi imprese. Purtroppo – conclude – avrà poco a che vedere sia con l’occupazione giovanile, che col tema della flessibilità in uscita che rimane tutto da affrontare».