Nola, Riesame: respinta la richiesta d’arresto per il presidente del consiglio, Barone. Confermate quelle per Antonio Mauro e Antonio Mercogliano

Nola – Respinta la richiesta di arresto della Procura di palazzo Orsini a carico del presidente del consiglio di Nola, Rino Barone. Per lui non sussistono gli indizi di grave colpevolezza. Accolte invece, quelle per Antonio Mauro e Antonio Mercogliano. E’ questa la decisione della dodicesima sezione “D” del Tribunale del Resame di Napoli giunta dopo un prolungato periodo di riflessione.

Per il presidente del consiglio comunale di Nola, Rino Barone, difeso dagli avvocati Giancarlo Biancardi e Paola Guarino, sostanzialmente è stata confermata la posizione espressa Gup che già aveva negato la richiesta della misura cautelare dell’arresto evidenziando una carenza di elementi che potessero giustificare il provvedimento. Secondo l’accusa Barone, nel corso della scorsa consiliatura allorché ricopriva l’incarico di assessore alla Pubblica istruzione si sarebbe reso protagonista di un tentativo di concussione a carico dell’allora dirigente Felice Maggio per l’affidamento di un servizio di doposcuola calcistico a favore di una cooperativa presieduta da Antonio Mauro. Un intento non raggiunto visto che Maggio predisponeva una determina diversa. Sempre secondo l’accusa Barone affrontava il dirigente con “toni tanto perentori da indurlo a dimettersi dall’incarico”. La richiesta di arresto era stata già respinta dal Gup il cui provvedimento è stato impugnato dalla Procura con il  ricorso al Tribunale del Riesame. Ma anche in seconda istanza gli elementi di colpevolezza sono stati giudicati carenti.

Il Riesame ha accolto le richiesta di arresto nella misura dei domiciliari a carico di Antonio Mauro collaboratore del presidente della Sma, società in house della Regione Campania, e dell’imprenditore nolano Antonio Mercogliano.

In questo caso il Tribunale delle Libertà ha ritenuto valido il capo di imputazione della Procura che ha sostanzialmente evidenziato come Antonio Mauro “Strumentalizzando il proprio ruolo di collaboratore del presidente della Sma, Ciro Di Leo, lo induceva ad affidare al Mercogliano una serie di appalti per la pulizia di alvei pubblici in violazione delle norme in materia e nonostante il Mercogliano non avesse i mezzi adeguati per svolgere i lavori in questione…”. Tutto questo continua il capo di imputazione “In cambio della promessa di dazioni di denaro per i successivi due anni, ottenendo in una circostanza, il pagamento in contanti di una tangente di 2500 euro, in occasione della liquidazione di Mercogliano, da parte della Sma, di una fattura di 25.000 euro e intascando tangenti accertate effettivamente per oltre 20.000 euro. Reato consumato – si legge ancora nel capo di imputazione – con la dazione di denaro accertata in Nola il primo ed 19 marzo 2013”.

Gli accusati hanno tempo per il ricorso in Cassazione, 10 giorni a partire dal deposito delle motivazioni. “La storia non finisce qui – commenta l’avvocato Consiglia Fabbrocini, legale di Antonio Mercogliano – ricorreremo in Cassazione. Ci saranno sorprese”.

 

 

 

 

 
 

 

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