Nola, piazza D’Armi: ecco quali sono le perplessità in attesa dell’apertura del cantiere
Nola. “Condividere con l’amministrazione le esigenze dei cittadini che dovranno usufruire della nuova Piazza D’Armi. È “l’anello mancante” in un meccanismo, quello messo in campo dal Comune, che sta per cambiare le sorti del più grande spazio aperto della città“. È l’appello che lancia il Movimento Piazza D’ Armi che da circa otto anni è impegnato in questa ormai storica vicenda.
“Il progetto sta per prendere forma. Il Movimento – si legge in una nota – plaude all’Amministrazione per la celerità con cui si è mossa in quest’ultimo anno. Tuttavia questo non basta: manca ancora qualcosa!”
Il Movimento Piazza d’Armi infatti ritiene che sia fondamentale organizzare un dibattito che coinvolga i cittadini, gli utenti, le associazioni”
“Il momento che stiamo vivendo – prosegue la nota – è letteralmente storico per la nostra città, e la pubblicazione del bando di gara per la progettazione e l’esecuzione dei lavori ne è un segnale evidente. Tuttavia il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni è mancato in questo ultimo anno, pur essendo fondamentale per una rigenerazione urbana che deve nascere dal basso e deve crescere negli anni come partecipata”.
Nel frattempo, la questione di piazza D’Armi è stata anche oggetto dell’ ultima seduta della commissione Garanzia e Controllo. In particolare, il presidente Maurizio Barbato, ha evidenziato come la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Campania, con decreto numero 283 del 20 febbraio 2023, abbia dichiarato la piazza di interesse storico – artistico.
Una circostanza – è stato sottolineato dal presidente Barbato – che impone la previsione che le imprese che dovranno eseguire l’intervento abbiano la qualifica richiesta dal codice dei contratti pubblici, in riferimento a lavori di interesse culturale.
“Nel leggere il bando disciplinare di gara – precisa Barbato – tuttavia non risulta la categoria Og2, restauro, manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela. Inoltre, l’affidamento dei lavori relativi a beni culturali può avvenire solo alla presenza di un progetto esecutivo che nel caso di specie non c’e’ , a dispetto di quanto prevedeva il regolamento precedente in materia, ipotesi oggi presente nel nuovo codice degli appalti. Altra perplessità è la mancata previsione di scavi archeologici che invece le cicostanze generali di progettazione e di normativa tecnica di attuazione imporrebbero “.
I rilievi emersi in commissione sono stati trasmessi agli uffici competenti.