Nola, nuovo penitenziario: che fine ha fatto il progetto del “carcere aperto?”

Nola – Il timore è che all’ improvviso possa sorgere una struttura carceraria diversa da quella che è stata annunciata. Non un penitenziario avvenieristico, dalla vocazione fortemente riabilitativa, ma un altro “girone dell’ inferno” che sia da  “supporto” per il decongestionamento di quello di Poggioreale.

Il progetto originario, elaborato ai tempi del Guardasigilli Andrea Orlando, (2017) prevedeva una struttura senza sbarre alle finestre, niente mura perimetrali, e celle singole. Ed ancora campi da calcio, campi da tennis, piscina, teatro, aule, laboratori, riflettori, sale per i vari culti religiosi, e attorno verde.

Ma che fine ha fatto?

Il presidente della commissione Controllo e Garanzia, il consigliere Maurizio Barbato, ha dedicato al tema una doppia seduta, – al fine di consolidare il livello di attenzione rispetto ad un’ opera dall’alto impatto di cui si sono perse le tracce, anche se sembra possa tornare nuovamente di attualità.

Nei mesi scorsi due conferenze dei servizi

La dimostrazione è data anche dalle due conferenze dei servizi svoltesi, rispettivamente, nel mese di luglio e più di recente a settembre del 2022. Sull’esito due tavoli si chiederanno notizie più precise al dirigente di settore, la dottoressa Rosa Pascarella, e all’assessore Lavori pubblici, Giovanni Carrella che non sono riusciti ad intervenire – per altri impegni istituzionali – in commissione.

Il progetto parte nel 2017 su impulso dell’allora Ministro di Grazia e giustizia, Andrea Orlando, e aveva come obiettivo quello di realizzare la sperimentazione di un “carcere aperto”, destinato a detenuti non pericolosi da inserire in percorsi di concreta riabilitazione e di reinserimento sociale. A tal proposito veniva prevista una struttura senza sbarre alle finestre, niente mura perimetrali, e celle singole. Ed ancora campi da calcio, campi da tennis, piscina, teatro, aule, laboratori, riflettori, sale per i vari culti religiosi, e attorno verde.

L’edificio dalla capienza massima di 1200 detenuti si sarebbe dovuto completare entro cinque anni, per un costo di 75 milioni di euro. Al momento, però, non è stata messa nemmeno la prima pietra.

All’epoca della presentazione del programma, ben 14 raggruppamenti di imprese manifestarono il proprio interesse l’intento di coinvolgere anche importanti progettisti. Tra questi anche l’architetto Massimiliano Fuksas. Idea suggestiva che poi non ha avuto seguito.

Percorsi rieducativi nella filiera della tipica lavorazione locale della cartapesta

Vennero tra l’altro presi contatti anche con la stessa Fondazione dei Gigli per percorsi riabilitativi a favore dei detenuti da inserire nella valorizzazione della lavorazione della cartapesta.

Ora – dopo anni di silenzio – in alcune sedi si torna a parlare del carcere a Nola. La domanda a cui dare risposta è però la seguente:  “Si riparte da questo progetto, oppure come apparso da qualche parte ci troveremo di fronte ad una struttura finalizzata al decongestionamento dei penitenziari di Poggioreale e Secondigliano?”

E’ questo l’interrogativo – afferma il consigliere Barbatopresidente della commissione Controllo e Garanzia – rispetto al quale come istituzione comunale dobbiamo cercare di dare risposta, attraverso un lavoro di informazione sulla vicenda ma anche presso gli organi preposti, sempre in chiave di tutela del nostro territorio che troppo spesso viene individuato solo per progetti funzionali ad altri e ad altro, piuttosto che allo sviluppo delle sue reali potenzialità “

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