Nola, “il vino è il mondo intero in un bicchiere”: incontro d’autore con il professore Luigi Moio
Nola – È stato inaugurato, con grande successo, lo scorso martedì sera il primo dei tre incontri sotto il nome de “il cenacolo degli eroici furori”, dove il cibo e la scrittura la fanno da padrone. L’incontro d’autore in questione, sito nella chiesa dei Santissimi Apostoli, ha avuto come protagonista l’ultimo libro del docente di scienze e tecnologie alimentari della facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, Luigi Moio, intitolato “Il respiro del vino”. Esso, pubblicato da “Mondadori”, è stato definito dall’autore stesso “Un saggio scientifico con divulgazione scientifica che non è un romanzo, ma è raccontato come un romanzo in modo che più persone (dal ragazzino di terza media all’anziano contadino) possano comprenderlo”. Il suddetto evento, così come sarà per gli altri due, è stato organizzato dalla dott.ssa Maria Pia Napolitano, la quale ha anche presentato i vari momenti del convegno. Oltre al professore Moio, è intervenuto spesso anche il noto scrittore ed esperto enogastronomico, Franco De Luca, il quale, grazie alle sue domande, ha reso l’incontro ancora più coinvolgente e dinamico. Egli, inoltre, ha spiegato più volte l’importanza delle metafore e delle similitudini usate all’interno del libro, grazie alle quali sarà più facile per il lettore cogliere il giusto significato e questa “E’ una capacità che hanno in pochi”. Si è avuta l’occasione, durante il convegno, di leggere un piccolo paragrafo del libro, il cui compito è stato affidato al dott. Giorgio Sorrentino, dalla cui lettura si è compreso che non solo il cibo deve essere perfetto quando si va al ristorante, ma anche il vino deve avere questo riconoscimento.
L’autore ha poi proseguito affermando di come tutti siano affascinati dal vino, in quanto sia l’unica bevanda a portare piacere e a far interagire tutti i cinque sensi: essa porta istintivamente al naso, ad odorare il suo profumo, e a far girare il calice delicatamente e piano, dal cui movimento si percepisce meglio la rotondità delle componenti aromatiche. Non sembra, ma dal professore di Enologia si è appreso che il vino possiede una forza “sui generis”, infatti questo accompagna l’umanità da millenni e racconta le storie di uomini, territori, sapori e costumi. Ha poi precisato, subito dopo: <<il vino è stato creato per rendere la vita ancora più affascinante, perciò si beve per festeggiare o per dimenticare. (Il vino) Ti fa viaggiare con la mente: in base a quello che si beve, si pensa al posto in cui è stato prodotto>>. Ad una domanda del moderatore De Luca riguardo il tasso di alcolicità del vino, Moio ha risposto che all’interno di esso vi è l’alcool etilico che non è causa di morte, anche grazie “Alla forza della scienza e della coscienza con cui viene preparato”. Nell’ultima parte dell’incontro, il pubblico ha avuto la possibilità di porre alcune domande e curiosità all’autore inerenti sia all’uso del vino che al libro e, tra queste, è spiccata quella rivolta dalla studentessa del Liceo Classico “G. Cardcucci”, Sveva Manfredi, la quale ha chiesto che tipo di rapporto debbano avere gli adolescenti nei confronti della bevanda aromatica. La risposta è stata delle più originali: “il vino bisogna viverlo così com’è, ma senza esagerare, perché è la bevanda più intelligente creata per avvicinarsi all’alcool, quindi spetta a voi (giovani) capire il vostro limite”.
di Nicola Compagnone