Nola, il terremoto di Sant’Anna ed il crollo del campanile

Nola – Un evento traumatico aprì le porte del XIX secolo in gran parte dell’Italia centro meridionale, il terremoto del 26 luglio 1805, il cosiddetto terremoto di Sant’Anna.

A Nola il sisma cagionò molti danni ai fabbricati complicando una situazione urbana già precaria sotto il profilo del decoro.  Tra gli immobili maggiormente colpiti vi furono la cattedrale ed il campanile.

Alcune pagine d’archivio ci consentono di ricostruire parte di quei momenti successivi al disastro.

Una descrizione dei danni venne riportata dal Vescovo Vincenzo Marco Torrusio in una nota del 30 luglio 1805, indirizzata al Sotto Intendente di Nola don Michelangelo Cianciulli, con la quale richiedeva la partecipazione economica della città per la ricostruzione ed il consolidamento delle strutture del duomo e del campanile : “essendomi portato in residenza i giorni appresso dell’accaduto funesto terremoto, con indicibile cordoglio ravvisai un guasto notabile nelle fabbriche della Cattedrale non meno che dell’Episcopio ..…”.

Il regio ingegnere Carlo Prauss venne incaricato al rilievo dei danni, alla definizione delle opere di consolidamento da realizzare oltre che della stima dei costi necessari.  Nella sua relazione evidenziò il forte danneggiamento che la cattedrale subì in facciata: “il muro formante la facciata principale della cattedrale si è talmente strapiombato, atteso la sua eccedente altezza che minaccia di rovinare, col pericolo di trarre presso di sé la maggior parte del Tempio

Tuttavia, la rovina simbolo del “funesto” terremoto fu il crollo del Campanile, la struttura più alta della città che risultava mancante dell’ultima sua parte ceduta a seguito del sisma. Della torre rimasero a vista solo le ossature di legno con le campane sospese su di esse.  Lo stesso Prauss descrisse che : “…del campanile poi restò dal terremoto rovinata l’ultima superiore sua parte, ove son collocate le campane restandovi solamente le ossature di legno con le campane suspese…”.

L’otto ottobre 1805 il consiglio comunale approvò la richiesta del Vescovo Torrusio circa il contributo da parte della città per la ricostruzione delle fabbriche della cattedrale, per le quali partecipò per metà, e del campanile, per il quale la spesa venne sostenuta per intero dalla città: “di unanime consenso, hanno risoluto, che la spesa della rifrazione di detto Campanile deve andare a carico della Città perché in tutte le occasioni ne dimostra il dominio, non solo del detto Campanile ma anche delle Campane ivi esistenti per cui nelle occorrenze la Città ne ha portato il peso di rifare l’uno e l’altra”.

La stima per la realizzazione delle opere venne quantificata dall’ingegnere Prauss in 5700 ducati di cui 700 solo per la ricostruzione del campanile.  I lavori di ricostruzione vennero affidati agli imprenditori Tommaso e Giacomo Tortora e Giulio Ronga che ancora nel 1807 ricorsero all’Intendente “…domandando il compenso delle di loro fatiche eseguite –quali – partitori del Campanile della Comune di Nola,  per causa del terremoto accaduto  a 26 luglio 1805”.

di Maurizio Barbato

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