Nola, “Il sogno di Chiara Mastrojanni” diventa realtà: nasce l’associazione
Nola – Trasformare il dolore in speranza. Anzi in impegno civile. È la mission della neonata associazione “Il sogno di Chiara Mastrojanni” , la cui costituzione è stata ufficializzata alcuni giorni fa, presso la Sala del Mutilato a Nola.
L’iniziativa è dei genitori di Chiara, prematuramente scomparsa lo scorso 5 agosto durante un tragico incidente a Nola.
L’associazione ha già raccolto importanti adesioni intorno ad un progetto sociale e di inclusione sulle “orme di Chiara”.
L’ispirazione che ha messo insieme il primo nucleo di associati è dare continuità al sogno di una giovane ragazza che aveva dentro di sé un forte desiderio di spendersi per gli altri, per diventare un’ educatrice di comunità.
“Molti aspetti della personalità di chiara li stiamo scoprendo ora – afferma Antonio Mastrojanni, papà di Chiara, e presidente della neo – associazione – come la sua forte propensione di aiuto verso gli altri. Aveva iniziato, in silenzio, una collaborazione con una struttura di Ponticelli coordinata da don Carlo – che sarà anche il padre spirituale dell’associazione – . In un territorio così difficile contribuiva al doposcuola e ad altre attività di recupero ed inclusione”.
Chiara aveva conseguito la sua laurea di primo livello in Scienze dell’educazione al Suor Orsola Benincasa e coltivava l’ obiettivo di diventare un’ educatrice per dare il suo contributo presso strutture destinate a chi ne avesse bisogno.
Nonostante la sua giovane età aveva già alle spalle un’esperienza “sul campo”. L’aveva profondamente segnata quella vissuta presso la comunità “Jonathan” di Scisciano che per lei è stata una sorta di “stella cometa” che gli ha illuminato il cammino da seguire.
Del resto, la sua vocazione è ben chiara già dalla sua tesi di laurea a cui hanno fatto riferimento la mamma di Chiara, Rosanna Gagliardi, e la sorella Fabiana.
In un passo del suo lavoro evidenzia un approfondimento del concetto di devianza, con un’argomentazione che ne analizza le cause, sottolineando la necessità di non fermarsi mai all’ apparenza, di andare oltre, di guardare in fondo. Ed in questa dinamica incastrava il ruolo dell’ educatore e lei stessa auspicava di diventare “un punto di riferimento chiaro per chi avesse perso la strada giusta”.
Molto significativa è stata anche la testimonianza di Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione Campania, ma anche docente al Suor Orsola Benincasa, e socio dell’associazione appena costituita – che in più di una circostanza ha incrociato Chiara all’Università, “Nei nostri ragionamenti – afferma Ciambriello – sottolineava la sua viva preoccupazione che i ragazzi che corrono il rischio di passare dal disagio alla devianza, fino a passare alla microcriminalità, sono migliaia. Aveva già maturato l’idea che l’assistente sociale rappresenta un centro di ascolto permanente e viveva questa sua propensione di aiuto verso gli altri anche con un senso religioso. Ecco, mettiamoci sulle orme di Chiara, seguiamone il suo stile, il suo sorriso liberante”