Nola, “Buon compleanno comunità di Sant’Egidio”

Nola – “Capitò il 17 gennaio 2014, eravamo quattro ragazzi, partiti dal nulla ma con tanta buona volontà. Per la prima volta scendemmo in Piazzetta Immacolata. Condividemmo la cena con persone all’ora perfette sconosciute e da quel giorno non ci siamo più divisi. Era un venerdì, il nostro venerdì, con noi nasceva a Nola la Comunità di Sant’Egidio”. Gli occhi dei ragazzi diventano lucidi nel ricordare i 365 giorni appena trascorsi, è palpabile la commozione, uno stato d’animo sereno e soddisfatto per quello che sono riusciti a realizzare “un sogno e allo stesso tempo una scommessa con noi stessi ben riuscita- continuano il racconto- oggi ci siamo moltiplicati sia nel numero dei benefattori sia in quello delle famiglie che ogni venerdì sera vengono a trovarci”. Dopo un anno è stata spenta la prima candelina, portatrice, nella cera che si consuma, di tanti bei ricordi passati e indicatrice, nella luce della sua fiamma, del radioso futuro che attende la Comunità nolana. “Ogni settimana che passa, viviamo sempre più lo spirito della comunità, una solidarietà effetto matriosca, dove i nostri amici sono i primi a riunirsi, alla fine di ogni distribuzione, per dividere tra loro gli aiuti materiali da noi forniti”. Una benefattrice riporta come sia stata accolta nella casa di un vecchio amico della piazzetta, da sempre dedito all’alcol, e nell’averlo ritrovato sobrio “ora è socievole, allegro, dice di non aver più bisogno dell’alcol per stare bene, ha noi e soprattutto ha tanti nuovi amici con i quali affrontare la vita”. Testimonianze di realtà lontane dalla vita quotidiana ma allo stesso tempo troppo vicine per far finta di non vedere, dovremmo essere i primi ad imparare qualcosa dalla loro esperienza. Uomini e donne con storie appese ad un destino crudele che li ha portati lontani dalle loro terre natie. Molti sono polacchi, russi, ucraini, altri invece vengono dal sud dell’emisfero, marocchini, algerini e tunisini. “In Ucraina fa freddo. Piove. Come sempre. Funziona così: a volte sembra che ti piova anche dentro ma è la nostra patria e l’abbiamo dovuta abbandonare. Però va bene, perché non si nasce tagliati per l’esilio. Un senso di disagio permanente, in fondo, ti ricorda la tua storia ed è bello incontrare persone come i ragazzi della Comunità perché ti fanno ritrovare l’affetto della famiglia” racconta la sua esperienza un nuovo amico della comunità. Sono tanti i motivi che spingono queste persone ad emigrare, alla ricerca di un futuro migliore, eppure sempre pronti a ripartire, ricominciare senza mai morire dentro!

“A distanza di un anno, l’unico augurio è quello di continuare in questa missione per ancora tanti anni perché memento audere semper…Buon Compleanno Comunità di Sant’Egidio!”

di Rossella Avella

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