«Apprezzo molto la risposta di Zagrebelsky oggi e di Onida ieri: gli argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta di chi dice che il Parlamento è delegittimato»: lo ha detto oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai giornalisti a Milano, dove ieri ha assistito alla prima della Scala.
Napolitano: tutti abbiano a cuore l’interesse dell’Italia.«Spero che tutti dimostrino sensibilità per gli interessi del Paese» ha detto Napolitano. Rispondendo a chi gli faceva osservare come un detenuto del carcere di San Vittore (ieri il capo dello Stato, poco prima dell’Opera, ha telefonato all’istituto penitenziario) avesse detto di essere preoccupato non solo dello stato delle prigioni ma anche del caos nel quale è precipitato il Paese, il Presidente ha replicato: «Sono persone spesso intelligenti, anche se hanno commesso reati. L’importante è che abbiano questa sensibilità per gli interessi del Paese e io spero che l’abbiano anche tutte le persone in libertà».
Grillo: Napolitano presidente incostituzionale. «Napolitano dal Quirinale non lo smuove nessuno – replica Beppe Grillo – Il fatto che sia stato eletto due volte con il Porcellum e sia un presidente incostituzionale al quadrato non lo turba. L’unico atto degno che gli rimane è tornare al Mattarellum (basta un voto in Aula), sciogliere le Camere e non farsi più vedere in giro».
«Napolitano è un dogma. Habemus papam – scrive Beppe Grillo sul suo blog, in un post dal titolo “L’infallibilità di Napolitano” – Il pastore quirinalizio ha acquisito motu proprio l’infallibilità papale in materia elettorale e costituzionale. Se Napoleone fu incoronato re d’Italia nel Duomo di Milano, Napolitano è stato incoronato due volte dal “porcellum cum gaudio”. Con il grande corso condivide il motto “La corona è mia e guai a chi me la tocca”. La bocciatura del Porcellum da parte della Consulta non lo turba, anzi, lo incoraggia a pontificare “La Corte Costituzionale non ha delegittimato l’attuale Parlamento”, infatti la Corte ha solo bocciato il premio di maggioranza e la mancanza di preferenze su cui si regge questo Parlamento ignobile e mercificato, come nel Medioevo avvenne per la vendita delle indulgenze. Solo Napolitano può dire ciò che è o ciò che non è legittimo. “Il Parlamento attuale può ben approvare in qualsiasi momento la legge elettorale”. Un parlamento illegittimo con schiere di nominati e un premio di maggioranza abnorme che consente a un Governo illegittimo presieduto da un ectoplasma come Letta può fare una nuova legge elettorale? Degli abusivi della democrazia possono riformare il Paese?».
L’asse Grillo-Forza Italia. Le parole di Napolitano sembrano “gelare” Beppe Grillo che ieri aveva detto: «Fermate gli abusivi» riferendosi a 150 deputati del centrosinistra entrati alla Camera grazie al premio di maggioranza e che ora, dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo quel premio, secondo il leader M5s, non sarebbero più titolati a stare in Parlamento. Grillo non è l’unico a volerli fuori: lo chiede anche Forza Italia. E così tra Grillo e Berlusconi sembra sempre più saldarsi un asse ideale per andare al più presto al voto. Un asse che passa anche attraverso l’impeachment contro Napolitano: annunciato dall’M5S, tenta FI. Silvio Berlusconi, dopo aver attaccato le alte cariche, punta al ritorno alle urne in primavera e continua ad accusare sinistra e magistrati: «Siamo un Paese in libertà condizionata, a democrazia dimezzata». Nel mirino, anche il presidente della Repubblica. «Quando il Movimento 5 Stelle presenterà l’atto di accusa in Parlamento contro Napolitano avremo il dovere di esaminarla», scandisce il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Svelando quello che, denuncia il Pd, è un «attacco a tenaglia dei populisti FI e M5S»: «Napolitano e le istituzioni devono essere poste al riparo da questa aggressione squadrista», afferma il responsabile Giustizia Danilo Leva. Se l’asse sull’impeachment è ancora soltanto un’ipotesi, berlusconiani e grillini si trovano intanto insieme sulle barricate contro i 148 (secondo FI) o 150 (secondo il M5S) deputati di Pd, Sel, Cd e Svp ritenuti “abusivi” perchè eletti col premio di maggioranza incostituzionale. «Non devono più entrare in Parlamento: devono essere fermati all’ingresso di Montecitorio», intima Grillo, che ne pubblica i nomi. E aggiunge che «senza di loro il governo Letta-Napolitano non esiste più». Il grillino Giuseppe D’Ambrosio, che presiede la giunta per le Elezioni, nella sua veste istituzionale frena: bisogna attendere la sentenza della Consulta per capire se (e come) i 150 dovranno essere «sostituiti». E intanto la convalida delle elezioni da parte della giunta «va avanti». Tra le proteste, però, di Brunetta, che denuncia: dei 30 membri dell’organo, ben 10 sono «abusivi» e dunque in «conflitto d’interessi». La questione non esiste, secondo Gianni Cuperlo: dopo la sentenza della Consulta il Parlamento è «indebolito ma non delegittimato». Mentre Matteo Renzi punzecchia i 5 Stelle: «Chi glielo dice a Grillo che anche i suoi deputati sono abusivi?» e «te lo immagini quante preferenze prende la deputata grillina che crede alle sirene o quello con il microchip in testa?». Ma non è convinto Pippo Civati: al di là di tutto, «ci troviamo nell’imbarazzo politico di essere decaduti tutti quanti», dice. E allora via a un «governo di scopo» per una nuova legge elettorale che porti al voto anticipato in contemporanea con le europee, insiste Berlusconi. Serve un’intesa tra il futuro segretario del Pd e il Cavaliere per un sistema maggioritario, afferma il forzista Altero Matteoli. Ma se ieri Renzi si è detto aperto al dialogo con tutti i partiti sulla riforma elettorale, l’altro azionista delle larghe intese, il Nuovo centrodestra avverte: niente maggioranze variabili, sennò «salta tutto». Bisogna aspettare le motivazioni della Consulta, poi, spiega il ministro Gaetano Quagliariello, si potrà scrivere un testo di legge elettorale da portare avanti insieme alla riforma del bicameralismo. La discussione, insomma, deve ancora entrare nel vivo. E Angelino Alfano apre: «Siamo pronti a ragionare sul modello del sindaco d’Italia». Ma Renzi tiene alta la guardia: «Non ci faremo impantanare».