Mondiali, Argentina in festa in attesa del Maracanà

In una fredda notte invernale all’ombra dell’Obelisco, in pieno centro a Buenos Aires, circa 50 mila persone hanno celebrato la festa del calcio e del ‘mundial’: dopo 24 anni, da Italia ’90, l’Argentina è in finale.
    Il sogno del Maracanà si è avverato, e poco importa che ora la squadra da battere sia la Germania.
    Nella capitale e nelle altre principali città del paese, dal nord al confine con la Bolivia alla Patagonia, il paese si è tuffato nella ‘fiesta’ dopo quasi tre di sofferenza e una vittoria agguantata all’ultimo rigore contro la temibile Olanda di Robben.
    La partita di San Paolo è coincisa con la festa nazionale dell’indipendenza del paese, dichiarata il 9 luglio 1816: ieri, a Buenos Aires e in tutto il paese uffici e negozi erano quindi chiusi quindi fin dal mattino. La grande capitale del Plata si è svuotata ancora di più dopo le 17 (ora locale), in coincidenza con il fischio d’avvio della semifinale.
    Le strade della città sono rimaste deserte e l’intero paese ha trattenuto il respiro per 120 lunghissimi minuti e durante il supplizio dei rigori. Poi è esplosa la felicità, subito dopo il secondo rigore parato da Sergio Romero, il portiere della Seleccion.
    Subito sono scattati i festeggiamenti, come nella plaza San Martin, dove era stato allestito un maxi-schermo, e nei pressi dell’Obelisco nella grande avenida ‘9 de julio’, punto che segna il centro della città, all’angolo con la avenida Corrientes, la ‘Broadway’ della capitale.
 
    Era festa anche nella storica Plaza de Mayo, dove si affaccia sia la Casa Rosada sia quella che per anni è stata la cattedrale di papa Francesco, l’ex arcivescovo della città e il più noto dei tifosi di calcio argentino.
    Ma anche in altri quartieri della megalopoli argentina, da Caballito a Flores passando per Avellaneda e Belgrano, migliaia di tifosi, molti dei quali con addosso la maglia della Seleccion, hanno fatto festa agitando il tradizionale cotillon biancoceleste (bandiere e bandierine, cappelli, ‘vuvuzelas’, addobbi di ogni tipo).
    Scene simili si sono verificate anche nelle altre regioni del paese, da Salta, nel profondo nord, fino ad Ushuaia, la città più australe del mondo, dove la temperatura era sotto lo zero.
    Se i nomi più citati della nazionale sono stati quelli del ‘gato’ Romero, del ‘leone’ Mascherano e della ‘pulce’ Messi, oltre al ct Sabella, la canzoncina che ha fatto da sfondo ai festeggiamenti si chiama ‘Brasile, dimmi che si sente…’, un tormentone ‘anti-Selecao’ dal titolo esplicito e che da giorni spopola tra gli ‘hinchas argentinos’. 
“Battere la Germania non è impossibile” assicura Armando Maradona, che spiega come “contro l’Olanda l’Argentina non ha giocato bene ma non ha neppure lasciato giocare gli avversari e questo è stato importantissimo.

 

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