Meno ricoveri con il giusto rapporto con il medico
Le parole del medico curano come i farmaci. Basta la frase giusta. Un buon rapporto di comprensione profonda con il paziente riduce del 40% il rischio di ricoveri e aumenta del 34-40% la probabilità di tenere sotto conrollo ipercolesterolemia, diabete e rischio cardiovascolare. Riducendo il epricolo di complicanze e perfino lo stress generato dagli esami clinici.
Lo rivelano gli esperti della Società italiana di medicina interna (Simi) riuniti a Roma per il congresso nazionale. Ma pochi medici, secondo le ammissioni della stessa società scientifica, ascoltano davvero i bisogni dei malati: solo il 22% instaura un rapporto empatico con gli assistiti, il tempo medio di una visita non supera i 9 minuti e già dopo 20 secondi il racconto del paziente viene interrotto dalle domande del dottore, che per due terzi del colloquio tiene gli occhi incollati al pc.
E così sono molto pochi i pazienti che riescono a spiegare davvero tutto ciò che si erano prefissi di dire. La Società ha proposto di inserire nel percorso di laurea in medicina e chirurgia un modulo di scienze umane, da affrontare a più riprese nell’arco dei sei anni, annucia Franco Perticone, presidente eletto Simi. L’obiettivo è approfondire temi come bioetica o psicologia clinica attraverso seminari, didattica teorico-pratica a piccoli gruppi ed esperienze sul campo in reparti e ambulatori.