Meno pazienti in uno studio dentistico su tre
La crisi colpisce il settore odontoiatrico, che però non ne risente più di altri, nonostante il crollo dei consumi dal 2009. Secondo i dentisti degli studi privati tradizionali, dal 2007 a oggi, si è avuto un calo di 2,5 milioni di pazienti (-20%). Riduzione però che ha riguardato in modo marcato solo il 30% delle strutture, piccoli studi e dentisti over 50. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Key-Stone su 3mila dentisti e presentata a Bologna al convegno dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (Aiop) .
In generale, poco più del 30% degli italiani accede ogni anno alle cure dentali, dato costante da decenni, a causa di una storica resistenze a considerare la salute orale come primaria, ed un tendenza a considerarla invece una spesa eccessiva per il bilancio di una famiglia media. Secondo l’indagine, a soffrire di più il calo di pazienti sono i piccoli studi e i dentisti over 50, mentre gli studi di più recente apertura, più grandi e strutturati con almeno 3 poltrone, raramente lamentano situazioni di decrescita nel numero. Per i più giovani l’attività è, sia pur lentamente, in evoluzione. Con un terzo in meno di protesi in tre anni la situazione per i laboratori odontotecnici è più negativa rispetto ai dentisti: oltre il 70% dei laboratori nel corso del triennio denuncia un forte calo produttivo, per un quarto è stazionario. In crescita invece la produzione hi-tech. Tuttavia, rileva l’indagine, il pessimismo dei dentisti è maggiore dei dati reali. Anche se le ultime elaborazioni dell’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), indicano in circa 500mila le famiglie che hanno rinunciato al dentista tra il 2007 al 2012, con un -30% nella spesa complessiva, i dati di mercato dei materiali presentano un calo limitato al -2% dal 2008. Peggiore l’andamento del comparto apparecchiature, -15%, a causa della riduzione di investimenti da parte dei dentisti. L’altro fenomeno rilevato è il parziale flusso dei pazienti dallo studio tradizionale mono professionale a canali alternativi, come grandi centri organizzati in forma imprenditoriale, catene in franchising, e il servizio pubblico, la cui domanda di assistenza è aumentata del 20% in un anno.