Mandatopoli, nome in codice “Diversi”: sotto questa dicitura si nascondevano i beneficiari dei mandati
Nola – Nome in codice: “Diversi”. E’ sotto questa dicitura che si nascondevano, tra le voci contabili del bilancio comunale, i reali beneficiari dei doppi e tripli mandati di pagamento. Somme liquidate più volte anche per opere inestinti o già saldate in anni precedenti. Tutto questo per consentire l’illecito arricchimento di un’ associazione a delinquere che aveva il proprio nucleo all’interno di uno degli uffici più strategici del palazzo di città. Questa la tesi della Procura. Ma prima degli inquirenti ad accorgersi che qualcosa non andava, come si legge nell’ordinanza, furono, nel corso dei mesi estivi, già alcuni membri dello stesso ufficio di ragioneria che autonomamente incrociando i dati ebbero modo di verificare che sull’asse Ranieri – De Sena si producevano gravi irregolarità.
Tra i maggiori beneficiari vi era l’imprenditore arrestato. Almeno fino ad una certa data. Poi sotto quella dicitura sono risultati diversi altri soggetti che nel tempo sono stati destinatari di mandati di pagamento privi di atti determinati e senza titolo. Nel corso della fase istruttoria i membri dell’ufficio ragioneria del comune di Nola hanno riferito agli inquirenti in che modo erano venuti a conoscenza di quel meccanismo. Una scoperta avvenuta in maniera del tutto casuale, seguendo le “tracce” piuttosto contraddittorie di una determina di liquidazione che sin dall’oggetto si presentava sospetta. La cellula che per anni aveva sottratto fondi dalle casse comunali era stata individuata e scoperta. La restituzione di parte della cifra da parte della beneficiaria che giustificò come un errore dell’ufficio ragioneria quel pagamento a proprio favore, costituì il grave indizio da cui partire.
La Procura da un lato, e la commissione interna voluta dall’amministrazione comunale retta dal sindaco Geremia Biancardi per far piena chiarezza sulla vicenda tutelando al tempo stesso l’immagine del comune e dei suoi tanti lavoratori onesti, stanno mettendo tutte le tessere al loro posto. Oggi il meccanismo appare piuttosto chiaro. Anzi il Gip ha addirittura parlato di un quadro probatorio al limite dell’assoluta evidenza. Difficile dunque per arrestati ed indagati provare la propria estraneità ai fatti contestati. Nonostante tutto, anche per loro vale fino a prova contraria la presunzione di innocenza. Certamente la collaborazione dell’ufficio ragioneria è stata preziosa e proprio per questo sottolineata dallo stesso capo della Procura, Paolo Mancuso. Una vicenda che ha lasciato grande sconcerto in tutta la città. Molti, naturalmente, si chiedono come sia possibile che nessuno si sia accorto nulla in tutti questi anni. Tanti sospettano su gravi omissioni. Se responsabilità ci sono state sarà la magistratura a chiarirlo, ma resta il fatto che il meccanismo messo su era ben congeniato. Le sottrazioni nel corso del singolo anno, seppur gravi, erano di modesta entità rispetto al volume finanziario dell’ente. Era difficile per tutti individuare l’irregolarità di alcuni mandati,“formalmente a posto”, in mezzo ai migliaia che ogni anno vengono emessi. Ma come detto, anche questo aspetto sarà chiarito dalle indagini ancora in corso