Letta: “L’Italia è in netta crescita”. Lo spread sotto i 200

Lo spread si raffredda ancora e torna sotto quota 200 chiudendo a 197 punti. Non accadeva dalla calda estate del 2011, in anno orribile segnato, come si ricorderà, da fortissime ondate speculative che portarono il differenziale tra Btp e Bund al record storico dei 575 punti. Allora a pesare furono le tensioni che segnarono la fine del governo Berlusconi, poi arrivarono gli alti e bassi dell’esecutivo Monti, mentre oggi, complice la ripresa (lenta) dell’economia, il clima appare più disteso e il termometro che misura la fiducia dei mercati internazionali ne prende atto. «Una grande notizia – spiega subito il presidente Enrico Letta al Tg1 – che testimonia la bontà dell’azione di governo. Vuol dire che andiamo nella giusta direzione e che i sacrifici degli italiani hanno pagato». Non solo. Il premier assicura che adesso «ci sono le condizioni perché il Paese riparta». Perchè fintanto che lo spread «ballava oltre i 500 punti abbiamo pagato 20 miliardi di interessi in più. Ora invece abbiamo risorse disponibili» per il lavoro e imprese. La direzione di marcia è chiara. E Letta pensa di sfruttare la nuova situazione per abbassare le tasse sul lavoro e favorire l’occupazione giovanile. Con lo spread in calo – conclude – anche le nostre imprese saranno più competitive rispetto a quelle tedesche o francesi e potranno finanziarsi a tassi più bassi.

Sulla stessa linea il ministro delll’Economia, Fabrizio saccomanni. «Lo spread che a inizio anno si aggira attorno ai 200 punti base – sottolinea – indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche». Per Saccomanni «è importante che i rendimenti siano sotto il 4%», ma certamente si può fare molto di più. La Spagna ad esempio – spiegano al Tesoro – con i Bonos (spread a 192) ha fatto meglio dei Btp. Eppure l’economia non va certo meglio di quella italiana. A frenare una discesa più marcata, si aggiunge, è ancora l’incertezza politica che condiziona il Paese, mentre Madrid gode di una stabilità assoluta, evidentemente premiata dai mercati. Dall’Economia sono comunque ottimisti. La discesa del differenziale a quota 200 ad inizio 2014 era stata ampiamente prevista dal documento di programmazione che ha posto altri obiettivi ambiziosi: spread a 150 nel 2015 e a 100 l’anno successivo. Nulla di impossibile, visto che l’Irlanda ha già da tempo un differenziale così vantaggioso.

LE CRITICHE DI FORZA ITALIA
Durissimo invece Renato Brunetta di Forza Italia. «E’ vero che lo spread è diminuito di 100 punti in un anno, ma certo non per merito del governo (i rendimenti dei nostri titoli decennali erano intorno al 4% un anno fa e tali restano ancora oggi), bensì per via dell’aumento dei rendimenti del Bund tedesco (schizzati al 2%)». Insomma, conclude, «Letta si sbaglia perchè è stato il Bund a contribuire in modo determinante a ridurre lo spread: proprio come nella tragica estate del 2011 aveva contribuito a farlo aumentare, attraverso la vendita, da parte di Deutsche Bank, dei titoli di Stato italiani in portafoglio, che ha dato il via alla speculazione internazionale contro il nostro Paese».

 

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