Letta: ecco le mosse per il Governo al rientro dal Messico
Solo una coincidenza. Ma proprio nei minuti in cui Renzi chiedeva a Napolitano un cambio di passo, il premier ha dispensato ottimismo. Al club degli industriali messicani il premier ha rilanciato «l’ambizioso cambio di passo» sollecitato dal segretario del Pd: «Sono certo che risolveremo i problemi del Paese, supereremo i ritardi e faremo le riforme anche grazie al ringiovanimento dei leader politici». Un nuovo appello per quel patto generazionale, lanciato a fine 2013, che Renzi pochi giorni fa ha rigettato.
E’ una missione importante quella a Città del Messico. Il premier guida una sorta di assalto delle nostre aziende al mercato e al petrolio messicano, accompagnato dai capi di Finmeccanica Alessandro Pansa, di Eni Paolo Scaroni e di Enel Fulvio Conti. E incontra a quattr’occhi il presidente messicano Enrique Pena Nieto, con cui firma «una storica dichiarazione congiunta». Ma c’è Renzi da calmare, da condurre su un binario di ragionevolezza, così Letta davanti agli industriali snocciola e fa proprie le richieste del segretario democratico. Dice che bisogna superare «al più presto» il bicameralismo perfetto, battezzando il Senato delle Regioni. Assicura che si «farà subito la nuova legge elettorale, quella che c’è non assicura governabilità e stabilità». Inserisce nell’elenco l’ultima richiesta di Renzi: «Riformeremo la burocrazia italiana, semplificheremo». Garantisce il taglio dei costi della politica: «Avremo meno parlamentari e quelli che resteranno dovranno essere più legittimati, più forti e credibili».
Insomma, porte spalancate all’agenda-Renzi. E anche al famoso rimpasto: «Parleremo di tutto dopo giovedì», quando sarà stata celebrata la direzione del Pd. Ma grazie a una telefonata con Napolitano, Letta ha compreso che la partita è più complessa di quanto immaginasse. Renzi – nonostante la versione ufficiale racconti tutta un’altra storia – non si accontenterebbe della sostituzione di qualche ministro, tant’è che continua a dichiararsi disinteressato al rimpasto. E non gli basta avere la garanzia di incassare subito la legge elettorale (a due turni) e le riforme istituzionali che cambieranno volto al Senato e ridurranno il numero dei parlamentari. Se otterrà un contratto di coalizione «davvero ambizioso», il segretario democratico potrebbe pretendere la nascita di un governo tutto nuovo.
DUE FACCE
Uno scenario che per il premier ha potenzialità positive, ma anche forti rischi. Il battesimo del Letta-bis – che però incontra le perplessità del capo dello Stato – dovrebbe passare attraverso una crisi formale: dimissioni, nuovo incarico, squadra di ministri inedita (o quasi). Difficilmente prima del 29 gennaio, quando il premier andrà a Bruxelles per incontrare i vertici della Commissione europea, visto che in via preventiva dovrà essere firmato il contratto di coalizione e avviato il cammino della riforma elettorale.
Insieme a Napolitano, Letta nelle prossime ore (il rientro a Roma è previsto per domani pomeriggio) studierà una road map “blindata”, nel caso avanzasse questa ipotesi: una crisi pilotata che, in meno di ventiquattr’ore, porti al nuovo voto di fiducia per scongiurare agguati in casa e fibrillazioni sui mercati internazionali. E dovrà valutare a fondo la praticabilità delle condizioni poste da Renzi. Innanzitutto la richiesta di una cabina di regia, con Graziano Delrio nel ruolo di capo delegazione del Pd nel governo. Forse con il grado di ministro degli Interni, posto che dovrebbe lasciare libero Angelino Alfano. Insomma, qualcosa che assomiglia molto a un commissariamento.
LE CONDIZIONI
Accanto alle condizioni pesanti, c’è però qualche spunto incoraggiante. Il coinvolgimento in ruoli di responsabilità di esponenti renziani di prima fascia, dovrebbe mettere al riparo il Letta-bis dai bombardamenti quotidiani del segretario democratico. E a quanto filtra dal Nazzareno, Renzi avrebbe addirittura rinunciato a porre il termine categorico della primavera 2015 per la vita del nuovo governo. «Al momento opportuno valuteremo e decideremo». Nello staff del premier nessuno però si fa illusioni: molto difficilmente il sindaco di Firenze rinvierà ulteriormente una sfida elettorale che crede di poter vincere senza troppi problemi.