Letta: al G20 un’intesa sulla Siria

Enrico Letta è in piedi, al telefono poggiato sul tavolinetto davanti al divano in cui fa accomodare gli ospiti. In maniche di camicia, cioè nella stessa mise con cui ormai da quattro mesi scende al piano terra di Palazzo Chigi per le conferenze stampa dopo i Consigli dei ministri. Ma ha già pronta la valigia per il G20 di San Pietroburgo. 

Il suo primo summit nella versione allargata, ma anche quello in cui con tutta probabilità si decideranno i destini dell’eventuale conflitto tra Usa e Siria. Colpisce il paradosso da cui sono segnate le sue giornate: da una parte la costruzione di un percorso per il Paese, dall’altra la precarietà della situazione politica italiana con i cannoneggiamenti quotidiani, non cessati nemmeno dopo il sudatissimo accordo sull’abolizione dell’Imu e scanditi dai contraccolpi del caso Berlusconi. «Come vede sono qui a lavorare per cose decisive di medio lungo periodo, tutte importanti per l’Italia», sorride laconico il presidente del Consiglio con la mente rivolta a un «governo che barcolla ma non cade». Come la macchina di Santa Rosa ammirata in serata.

È chiaro perciò da tanti indizi che, nonostante la tensione e la fatica, Letta non rinunci affatto a stilare progetti e a rispettare le promesse. Compreso quel piano di dismissioni e privatizzazioni che ha annunciato agli investitori stranieri accorsi ad ascoltarlo a Londra nel luglio scorso. A costoro, industriali uomini d’affari e osservatori politici inglesi, il premier aveva anticipato il progetto che punterà a mettere sul mercato pezzi importanti del patrimonio Italia, liberando risorse. «Rispetterò quell’impegno in autunno», assicura Letta. Accompagnando poi, con una sorta di road show in grande stile per il globo, la presentazione del piano. Instabilità politica permettendo. dettagli perciò preferisce non darne, né entrare nel merito di quali società potrebbero essere interessate.

Un’altra fatica, più incalzante, è alle viste: la preparazione della legge di stabilità attesa per ottobre. Ieri il premier ne ha cominciato a parlare con il ministro dell’Economia Saccomanni. E sappiamo che non sarà indolore stendere la mappa della manovra e reperire le risorse necessarie (che in molti quantificano attorno ai 14 miliardi) soprattutto con tagli alla spesa, per non mettere le mani nelle tasche degli italiani. Anche il congresso del Pd, forse, arriverà in ottobre. Con la candidatura Renzi che sta scuotendo il partito e la possibile accelerazione verso le urne, prevista da molti. Letta non fa una piega. E lascia intuire chiaramente di non prevedere variazioni nella tabella di marcia di Palazzo Chigi.

In un contesto così arroventato il G20 è quasi una boccata d’ossigeno. O comunque un modo per alzare lo sguardo all’orizzonte. «Mi aspetto tre risultati importanti da San Pietroburgo», scandisce. E attacca: «Il primo riguarda la Siria. All’ultimo G8, in una drammatica nottata, gli europei sono riusciti a mettere d’accordo Putin e Obama su una posizione fatta di soluzione politica e conferenza di Ginevra 2, fine del regime di Assad e applicazione delle procedure Onu sull’utilizzo delle armi chimiche. Oggi con l’apertura che Obama ha voluto, spostando di due settimane la decisione dell’attacco, consente alla presidenza russa del G20 di utilizzare il summit per cercare un’intesa. L’auspicio è che l’occasione venga colta e che sia una grande chance per accorciare le distanze. Noi europei andremo lì per spingere questa soluzione».

Letta insiste però sulla novità di un vertice che ruoterà attorno a temi concretissimi. «Il secondo grande tema è la lotta ai paradisi fiscali – aggiunge- esiste ormai un crescente consenso attorno a questo tema dell’andare a ripulire il mondo dalle asimmetrie dei paradisi fiscali e fare della lotta all’evasione internazionale uno dei grandi obiettivi. Ormai il mondo è interdipendente non si può più reggere una situazione come quella di oggi che è una delle cause della grande crisi. L’anomalia per la quale esistono luoghi che possono permettersi quell’evasione da cui sono nate tante nefandezze della finanza internazionale». E conclude: «Il terzo grande tema, se possiamo dire che la grande crisi è alle spalle, è quello della ripresa dei negoziati per un commercio internazionale più integrato. E proprio qui dobbiamo cogliere l’altra occasione importante: questo è il primo G20 operativo dopo tanto tempo. I precedenti sono stati straordinari: ricordiamo Cannes, Londra o Los Cabos…». L’Italia vuole cogliere la sua finestra per consolidarsi. «Siamo riusciti ad ottenere due finestre importanti negli incontri bilaterali», dice con un pizzico d’orgoglio Letta. «Con Putin e con il presidente cinese, anche lui al primo G20, oltre che con il presidente messicano e la presidente della Sud Corea».

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