Legge elettorale, Renzi: “Cerchiamo di trovare la migliore soluzione”
Lo schema della trattativa disegnato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è ormai chiaro: ognuno discute con i suoi potenziali alleati. Ad Enrico Letta tocca invece Angelino Alfano. E al Quirinale tenere la barra della legislatura per evitare contraccolpi sul governo.
Il segretario del Pd ha trascorso ieri la giornata a palazzo Vecchio e tra una riunione della giunta comunale e la firma di un’ordinanza per evitare il lancio di riso e coriandoli al termine dei matrimoni, ha avuto anche il tempo di seguire il non facile deposito in Commissione del testo della legge elettorale. «Promessa mantenuta», sostiene soddisfatto il segretario del Pd che ha fatto del rispetto del timing un punto centrale della sua azione.
FRATELLI
La firma di tutti i partiti della maggioranza – meno Scelta Civica ma più Forza Italia – sotto il testo base depositato da Francesco Paolo Sisto, rende visibile il successo del segretario per esser riuscito a stringere un’intesa in grado di non compromettere la maggioranza di governo.
La trattativa è però solo all’inizio, anche se per Renzi «i margini di modifica sono pochi» perché – sostiene – «sabato scorso ho già tirato la corda al massimo», ma il Cavaliere sulle preferenze «ha alzato un muro» e sembra complicato anche ritoccare le quote di sbarramento e il 35%. Comunque, è il ragionamento del sindaco, «se Alfano convince Berlusconi sulle preferenze, io ci sto».
Tra Cav e Matteo l’intesa è di ferro, ma ognuno è da ieri alle prese con i rispettivi ”piccoli”. Berlusconi, per evitare ogni possibile assedio, si è rifugiato in una beauty farm e ha lasciato a Denis Verdini il compito di raccogliere le critiche dei Fratelli d’Italia di Crosetto, La Russa e Meloni «in attesa – sostengono quelli di piazza San Lorenzo in Lucina – di Alfano e Lupi». Il metodo imposto da Renzi è basato sulla velocità in modo da rendere sempre più concreta all’opinione pubblica, e agli osservatori internazionali, la possibilità che questa sia veramente la volta buona.
Una volta partito il treno delle riforme, ragiona un renziano della prima ora come Paolo Gentiloni, «sarà più difficile fermarlo anche agli occhi dei nostri elettori ai quali abbiamo promesso più volte tutto ciò». Per battere in velocità gli avversari, prima che organizzino ”pantani”, Renzi è consapevole di dover usare altre volte quell’espressione «salta tutto» che porterebbe il Paese alle urne a maggio.
VOTO SEGRETO
Il segretario sa che le insidie non sono finite e la promessa, fatta ieri da Massimo D’Alema «sul Parlamento che approfondirà e correggerà», è la conferma della volontà di parte della sinistra Pd di mettere insieme gli scontenti nel tentativo di affossare l’Italicum anche grazie al voto segreto. E’ ormai evidente che la blindatura della legge elettorale posta da Renzi passa anche per il governo divenuto una sorta di ”ostaggio” del segretario che attende il passaggio in aula della riforme prima di porre la firma sotto il patto di programma.
Ovviamente ciò non contribuisce a migliorare il clima tra premier e sindaco di Firenze che sa di avere in casa i principali oppositori e di giocarsi molto anche con il patto di programma. Sabato Renzi andrà a Riccione per intervenire nel congresso di Sel dove spiegherà che la legge elettorale serve per rendere concreto quel «mai più larghe intese» e permettere «alla sinistra di governare l’Italia» senza più il rischio delle ammucchiate e dei ribaltoni. Jobs-act, unioni civili e ius soli i temi che dovrebbero rendere possibile l’intesa di Sel con il Pd.
Di fatto le attenzioni del segretario del Pd nei confronti di Sel sono le stesse che il Cavaliere ha per la Lega, mentre il «si arrangino» di Renzi nei confronti dei partiti di centro conferma come anche su questo l’intesa con Berlusconi resta salda e che è del tutto archiviato il timore della nascita di un polo centrista, viste le performance del partito di Grillo. Renzi ha però ben chiaro che sul patto con il Cavaliere pesa solo l’incognita dei problemi giudiziari dell’ex premier.