Legge elettorale:oggi il faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi
E’ il giorno dell’incontro. Anzi, dell’Incontro con la I maiuscola. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si vedono oggi, non a Firenze ma a Roma, nella sede del Pd al Nazareno. In tanti però vorrebbero che non si facesse per nulla, quest’incontro, o che tornasse con la i minuscola. «Se il segretario fa l’accordo con Berlusconi, salta il governo», l’aut aut della minoranza interna del Pd. Quanto ai centristi di Ncd e Scelta civica, anche loro hanno fatto sapere con un comunicato congiunto di non gradire l’incontro con il Cav e hanno chiesto un vertice di maggioranza. «Manca solo che parli Forlani e rientriamo in piena prima Repubblica», le repliche dei renziani. E in serata Renzi è ancora più perentorio e chiede di finirla con i veti: «Se si trova un’intesa tra Pd e FI, ci starà anche Alfano». E poi avverte la fronda interna e gli alleati: «Non mi fermano, non mi faccio intimorire», il grido di battaglia lanciato tramite twitter, «il Pd non balla affatto, questa è piuttosto la volta buona». E’ bastato che tam tam di Palazzo e giornali annunciassero che sulla riforma elettorale si fa sul serio, che Renzi intende fare sul serio, che d’improvviso si facessero vedere alla Camera esponenti di partiti e partitini che se ne stavano altrove e non si vedevano da un po’. Arriva Nichi Vendola accompagnato da Migliore e Fumagalli; si scorgono i centristi Rao e Sanza; non si può non vedere il massiccio Crosetto di Fratelli d’Italia; pullula il Transatlantico di esponenti alfaniani (Cicchitto in primis); si intravede pure il dipietrista Belisario. «Ma è vero che si accordano sullo spagnolo?», la domanda ricorrente. E preoccupata.
LA TRATTATIVA
No, non sembra il sistema spagnolo il punto di approdo del pressing renziano. L’obiettivo è una legge elettorale che riesca a mettere d’accordo Alfano e Berlusconi, sia per un problema di numeri (al Senato ad esempio Pd+FI non fanno maggioranza) sia soprattutto per un problema politico. A questo ha lavorato per tutto il giorno il leader del Pd al Nazareno, sia con incontri, sia con telefonate. Il faccia a faccia con il Cavaliere, Renzi lo ha preparato arando come meglio poteva il terreno circostante. Il leader dem ha visto una piccola delegazione di ministri guidati dal fedele Graziano Delrio, con lui c’era pure Dario Franceschini nel sempre più difficile ruolo di cerniera tra Letta e sindaco. L’incontro più foriero di sviluppi pare sia stato quello con Maurizio Lupi, ministro alfaniano, tanto che in serata Gaetano Quagliariello, il responsabile per le Riforme e alfaniano pure lui, annunciava che «con Lupi il segretario del Pd ha mostrato apertura», che la cosa «fa ben sperare», anche perché «se si cambia maggioranza per fare la legge elettorale, poi con quella ci devi fare pure il governo».
L’APPRODO
L’approdo, l’ipotesi sulla quale si sta applicando Renzi è il doppio turno vero, centrato sui partiti al primo turno e non sulle coalizioni, ma finora da quest’orecchio Berlusconi non ci ha mai voluto sentire. Quando poi sulla Capitale calavano le prime ombre della sera, Renzi è sceso dal Nazareno, è salito sulla bmw grigia d’ordinanza ed è partito alla volta di Milano, destinazione “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi. Il sabato renziano è pieno zeppo di incontri in vista dell’Incontro. Il sindaco vedrà a Firenze la capogruppo di Sc, Giannini, e il segretario socialista Nencini.