La Svizzera firma l’accordo con l’Italia: addio segreto bancario

Dopo oltre tre anni di serrate e difficilissime trattative, Berna e Roma hanno siglato la convenzione sulla doppia imposizione, un modo contorto di dire che le banche svizzere non potranno più opporre il segreto bancario di fronte al Fisco italiano. La firma è avvenuta oggi a Milano, tra il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, e il consigliere federale Widmer Schulumps.

Padoan ha commentato la sigla in calce al documento in maniera entusiastica. “Questo accordo ci è costato un euro, posso dire con certezza che porterà entrate per più di un euro, ma oltre non vado”, ha detto il ministro dell’Economia italiano. Il riferimento è alla normativa italiana sulla voluntary disclosure, il provvedimento per la regolarizzazione dei capitali illecitamente esportati all’estero. La maggior parte di quelli espatriati dagli italiani sono nei caveau della confederazione (le stime parlano di 180-200 miliardi di euro). Padoan non ha mai voluto diffondere una stima di quanta parte di questi fondi il governo si attende vengano regolarizzati, inserendo nella relazione tecnica del provvedimento l’importo simbolico di un euro. Ma stime ufficiose parlano della possibilità di un incasso per lo Stato italiano di 5-6 miliardi di euro.

L’accordo con la Svizzera è stato da sempre considerato dal Tesoro come un tassello fondamentale per l’emersione dei capitali. L’intesa siglata oggi a Milano permette di cancellare la Confederazione dai paesi della black list, per i quali il rimpatrio dei capitali è più oneroso, perché il lasso di tempo sul quale devono essere pagate tutte le tasse non versate è doppio rispetto a quello dei paesi cosiddetti white list.

Ma qualificare l’accordo con la Svizzera come una vittoria per l’Italia, forse, potrebbe essere eccessivo. Il Fisco italiano, per adesso, ottiene di poter chiedere alle banche Svizzere informazioni sui contribuenti su cui ha in corso accertamenti senza dover passare per le complesse rogatorie internazionali. Ma non potrà ottenere, almeno per ora, informazioni automatiche e “di massa”. Questo passaggio successivo si avrà soltanto a partire dal 2018 e soltanto per le somme relative al 2017. Non solo. Anche l’attuale scambio di informazioni farà salvi tutti i movimenti bancari precedenti al 2009, protetti, tra le altre cose, dall’ultimo scudo fiscale voluto dal governo Berlusconi.

L’accordo, ha ammesso lo stesso Padoan, è il primo passo di una road map. L’intesa prevede due diversi documenti, un primo giuridico sullo scambio di informazioni che ora va all’esame dei parlamenti e uno politico sul percorso da seguire per definire ulteriori questioni come il trattamento fiscale dei trasfontalieri e il trattamento di Campione di Italia. “Questo accordo”, ha commentato ancora il ministro italiano, “si inquadra in un processo internazionale che è andato assumendo grande importanza nel corso degli ultimi anni sotto la guida dell’Ocse e del G20”.

 

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