La Giunta approva la decadenza di Berlusconi
Sì della Giunta per le immunità del Senato alla decadenza di Silvio Berlusconi. L’organismo ha deciso a maggioranza di proporre al Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione del Cavaliere, condannato in via definitiva per frode fiscale. La decisione è stata comunicata dal presidente Dario Stefano al termine della camera di consiglio. Sì alla decadenza di Berlusconi, dunque. Immediata la reazione del Pdl e dello stesso Berlusconi: «Democrazia uccisa», ha detto l’ex premier.
La seduta pubblica è durata poco più di un’ora vista l’assenza dei difensori del cav. La seduta si era aperta con un piccolo dibattito tra il presidente Stefano e la senatrice Pdl Maria Elisabetta Alberti Casellatiche aveva chiesto di prendere la parola. Stefano ha spiegato che nella fase della seduta pubblica non è possibile porre questioni pregiudiziali nè intervenire sull’ordine dei lavori, ma che Casellati poteva intervenire in camera di consiglio. A norma dell’articolo 16 della verifica dei poteri, cioè le norme che regolano i lavori della Giunta, il presidente ha poteri discrezionali nella direzione della discussione e nella disciplina della seduta pubblica.
Gli avvocati di Berlusconi non si sono presentati all’udienza pubblica. «Il diritto a un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del presidente Berlusconi». Lo affermano gli avvocati del leader del Pdl, Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini, motivando la non partecipazione all’udienza pubblica. «Non vi è dunque – argomentano in una nota – possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti».
«La decisione non è precostituita», ha detto Benedetto della Vedova di Scelta Civicacomponente della giunta nello speciale TgLa7, ribadendo che difende la legge Severino «perchè non penso che sia un’argomentazione politicamente forte quella della retroattività».