La Corte costituzionale rinvia la decisione sul porcellum al 2014

Si prospettano tempi più lunghi per la decisione della Consulta sulla legge elettorale. Decisione che, da quanto emerge al termine dell’udienza che si è chiusa poco fa, potrebbero non arrivare tra oggi e domani ma slittare al 2014.

La Consulta ha fissato infatti per il 14 gennaio una camera di consiglio sull’ammissibilità di un referendum e quello potrebbe essere il giorno della decisione anche sulla legge elettorale, sempre che la Corte ritenesse ammissibile il quesito. Il cuore della questione è se il cosiddetto Porcellum sia legittimo o no.

Oggi i giudici della Corte hanno ascoltato in udienza pubblica l’esame del caso fatto dal relatore Giuseppe Tesauro e poi le ragioni dei ricorrenti, promotori di un’azione approdata in Cassazione e da qui in Consulta. Nel mirino, il premio di maggioranza della legge elettorale, che è assegnato a chi prende più voti senza fissare una soglia minima d’accesso; e le liste bloccate, predeterminate dai partiti, che non consentono le preferenze.

La Corte potrebbe «bocciare» il premio, riportando il sistema al proporzionale con soglia di sbarramento in ingresso. Oppure potrebbe «aggredire» le liste bloccate – anche se molti giuristi ritengono che questo sia l’aspetto su cui è più difficile intervenire. O, ancora, potrebbe attaccare l’intero impianto della legge e stabilire espressamente che rivive il Mattarellum, in vigore prima del Porcellum, che assegna il 75% dei seggi col maggioritario e il 25% col proporzionale. Ognuna di queste scelte ha punti di forza e punti di debolezza.

A monte c’è l’incognita dell’ammissibilità del quesito. Molti esperti sono dubbiosi, per diverse ragioni, alcune di natura tecnica. Ma badando alla sostanza, il timore di fondo è che si finisca col domandare alla Corte, in maniera indiretta, di svolgere il ruolo del legislatore. Altri pensano invece che non si possa sottrarre alla vigilanza della Corte la materia elettorale e ritengono che l’istanza sia ammissibile.

«L’ammissibilità, salvo che non sia palesemente arbitraria, è una valutazione che dal punto di vista processuale è ancorata a quanto dimostrato dal giudice rimettente», cioè la Cassazione che ha già argomentato in proposito nella sua ordinanza, dice il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli. Si vedrà. Ma, da quanto filtra, l’ammissibilità del quesito non sarebbe un ostacolo insormontabile e «lo si potrebbe superare non perché sia tecnicamente ineccepibile, ma perché è plausibile», si fa notare.

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