La Banca Centrale Europea acquista da oggi bond italiani

L’obiettivo della Banca centrale europea è quello di riportare l’inflazione nella zona euro, attualmente intorno allo zero, a un valore «inferiore ma vicino al 2%», livello considerato utile a una crescita adeguata dell’economia. La speranza degli italiani è che la massiccia iniezione di liquidità nel sistema, che prenderà il via oggi con il programma di Quantitative easing messo a punto dalla Bce di Mario Draghi, sia travasata in gran parte nelle tasche di cittadini e imprese e non rimanga invece chiusa nei forzieri delle banche. Solo così anche da noi potranno riprendere i consumi e quindi la produzione e di conseguenza l’occupazione. Insomma, il Paese potrà finalmente ricominciare a marciare.

Intanto è bastato avvicinarsi alla fatidica data, quella di oggi 9 marzo appunto, per galvanizzare i mercati con effetti benefici su spread e euro. Entrambi venerdì scorso hanno chiuso a livelli dimenticati da anni (euro su dollaro a 1,09). In particolare lo spread Btp-Bund è sceso fino a 92 punti base.
LA SCOSSA

Il Quantitative easing (Qe) è uno strumento di politica monetaria non convenzionale. Una sorta di arma finale che la Bce ha studiato per dare uno scossone all’anemica economia europea che non riesce a guarire dalla grande crisi nonostante le altre cure già avviate da tempo, come la manovra sui tassi di interesse vicini allo zero. Il piano si svilupperà attraverso l’acquisto massiccio di titoli pubblici dei singoli Paesi sul mercato secondario. L’iniezione di liquidità sarà imponente: 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016, per un totale di 1140 miliardi di euro. L’Italia, secondo alcune stime, dovrebbe beneficiarne per 150 miliardi di euro. 
I bracci operativi dell’operazione guidata da Francoforte saranno le banche centrali nazionali dell’area euro, che effettueranno il 92% degli acquisti di titoli pubblici, mentre la Bce opererà direttamente solo per l’8% del programma. Il grosso degli acquisti (si stima 45 miliardi su 60 al mese), sarà costituito da bond sovrani con scadenza dai 2 ai 30 anni. Rientrano nel piano anche gli Abs e le obbligazioni garantite, e un 12% sarà in titoli di istituzioni europee.

LE SOGLIE
Sono tre le soglie fissate dalla Bce di cui le banche centrali nazionali dovranno tenere conto. Ogni Paese dovrà concorrere per il 25% del capital key, ovvero della propria quota di partecipazione al capitale Bce (che è pari, ad esempio, al 12% per l’Italia, al 18% per la Germania, al 14% per la Francia). L’obiettivo, comunque, non dovrà essere rispettato in modo rigido tutti i mesi.

Ogni banca centrale potrà acquistare solo titoli emessi da emittenti del Paese stesso, il Tesoro o anche agenzie nazionali se individuate. La quota complessiva di titoli acquistabili per ogni singolo emittente non potrà superare il 33%, mentre il tetto per ogni singola emissione è fissato al 25%. In alcuni Paesi, dove il debito pubblico scarseggia (non è il caso dell’Italia che ha in circolazione oltre 1.200 miliardi di titoli pubblici acquistabili) si farà ricorso a “sostituti”, come i titoli emessi dalle 7 istituzioni internazionali o sovranazionali individuate. Sarà possibile acquistare anche bond sovrani con rendimento negativo (quelli della Germania, ad esempio), purché non sia inferiore al tasso Bce sui depositi, che al momento è pari a -0,20%.

 

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