L’Ue avverte l’Italia: la legge anticorruzione è insufficiente

«In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione», così la Commissione Ue nel suo primo report sulla corruzione in Europa. 
La relazione di Bruxelles, nella parte dedicata all’Italia, rileva come «negli ultimi anni sono state portate all’attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale». Scandali che hanno portato ad una serie di dimissioni, anche di leader e di alte cariche di partito, a elezioni regionali anticipate in un caso, ed hanno spinto il governo a sciogliere alcuni consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose.

Come caso «degno di nota» il report segnala quello di «un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi (richiamando il caso di Nicola Cosentino, ma senza farne il nome). La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.

La nuova legge italiana contro la corruzione «lascia irrisolti» vari problemi, secondo la Commissione Ue, perchè «non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio».

Conflitto d’interesse Da mettere mano, anche, al conflitto d’interesse. Bruxelles suggerisce di perfezionare la legge, anche perchè «frammenta» le disposizioni sulla concussione e la corruzione, «rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell’azione penale». Sono inoltre «ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti. La prescrizione è un problema «particolarmente serio per la lotta alla corruzione in Italia», secondo Bruxelles, perchè termini, regole e metodi di calcolo, sommati alla lunghezza dei processi, «determinano l’estinzione di un gran numero di procedimenti».

Come esempio si indica (pur senza fare nomi) il processo Mills, con l’ex premier Berlusconi prosciolto «per scadenza dei termini di prescrizione». L’Ue ribadisce la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione. La Commissione raccomanda inoltre di «estendere i poteri e sviluppare la capacità dell’autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale». Bruxelles evidenzia che la Civit «composta solo da tre membri e con un organico di supporto di appena 30 effettivi, soggetti a frequenti sostituzioni, sembra mancare della necessaria capacità per assolvere efficacemente» ai suoi compiti. E la stessa autorità – si legge nella relazione -«interpreta le proprie funzioni in modo piuttosto ristretto, limitandosi a svolgere un ruolo più reattivo che proattivo e concentrandosi in particolare sulla trasparenza, sulle funzioni consultive e sulla verifica formale dei documenti strategici predisposti dalle amministrazioni».

Leggi ad personam Bruxelles suggerisce all’Italia di «bloccare l’adozione di leggi ad personam». Dal lodo Alfano alla ex Cirielli; dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento: il report Ue sulla corruzione, rileva che «i tentativi» di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati «più volte ostacolati da leggi ad personam».

Le cifre «La corruzione, che in Europa vale 120 mld di euro, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e danneggia l’economia, privando i Paesi di un gettito fiscale particolarmente necessario in questo momento di crisi. Gli Stati membri hanno fatto molto negli ultimi anni per combatterla, ma la relazione mostra che è lontano dall’essere sufficiente. Il report suggerisce alcune linee di intervento che spero possano essere seguite», così il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom nel presentare i dati.

Il totale dei costi diretti della corruzione in Italia ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno, pari al 4% del Pil italiano. È quanto si sottolinea nel primo rapporto Anti-corruzione della Commissione europea, che cita i dati della Corte dei conti. I danni provocati dalla corruzione in Italia sono pari alla metà del totale europeo, indicato dalla Commissione in 120 miliardi di euro l’anno.

 

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