L’obesità accorcia la vita, fino a 10 anni in meno per gli XXL

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L’obesità può accorciare la vita, anche di dieci anni. “E’ un fattore di rischio per il cancro alla stregua del fumo di sigarette. E’ stato osservato ad esempio che l’8% dei tumori delle donne e’ correlato all’eccesso di peso. Il rischio aumenta perché le cellule adipose non sono inerti, ma funzionano come un vero e proprio tessuto endocrino che produce sostanze pericolose”. Ad affermarlo e’ Nicola Di Lorenzopresidente della Societa’ italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) nel suo intervento al convegno ‘Obesità-una pandemia: l’innovazione della terapia chirurgica’, a Roma alla Biblioteca del Senato.

In Italia vivono 1,3 milioni di obesi gravi, con un indice di massa corporeo (Bmi) che supera 35. Adulti, giovani, maschi e femmine alle prese spesso da sempre con diete e sacrifici, mentre in pochi chiedono aiuto agli specialisti e scelgono la chirurgia bariatrica. “Solo lo 0,8% della popolazione che ne avrebbe bisogno accede a questa terapia. Sono 10 mila gli interventi ogni anno in Italia, ma se fossero triplicati si potrebbero risparmiare 2 miliardi di euro”, ricordano gli esperti della Sicob.

Tra i soggetti affetti da obesità severa le patologie si sommano: soffre di diabete il 26% degli obesi, di asma il 23%, di artrite il 44%, di ipertensione il 51% e di cancro il 52%. “L’obesità e’ una condizione clinica che evolve e si complica nel tempo – aggiunge Di Lorenzo – una vera e propria patologia del comportamento alimentare che porta con sé un alto grado di comorbidità, cronicità e invalidità e, oltre certi livelli, non si risolve con una dieta o l’esercizio fisico: le evidenze ci dicono infatti che le terapie convenzionali come dieta e farmaci hanno una efficacia inferiore al 5%. Ma – precisa l’esperto – soprattutto gli obesi hanno una aspettativa di vita che si accorcia di 10 anni”.

“Dobbiamo scardinare l’idea che l’intervento di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità sia una scorciatoia – spiega Claudio Cricelli, presidente della Societa’ italiana di medicina generale – I candidati a questo tipo di chirurgia sono soggetti che convivono con l’ipetensione e il diabete, rischiando ogni giorno infarti, ictus e cancro”.

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