Italicum, le opposizioni abbandonano i lavori

E’ scontro sulla legge elettorale fra governo e opposizione, oltre che nel Pd, dopo la decisione del premier-segretario di sostituire dieci deputati ribelli nella commissione Affari costituzionali che sta esaminando il testo della legge elettorale. I parlamentari cacciati sono tutti estranei all’area renziana del Pd, tutti critici, ormai da mesi, sull’Italicum atteso il 27 aprile in Aula alla Camera.

«Noi al pari di tutte le altre opposizioni non accetteremo questo comportamento antidemocratico del partito di Renzi e lasceremo a Renzi e a quel che rimane del suo partito tutta la responsabilità di questo strappo», afferma Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera annunciando che Forza Italia lascerà i lavori.

Anche il gruppo Sel lascia i lavori della commissione Affari Costituzionali. «Non siamo abituati alle farse, è un fatto senza precedenti, è evidente che Renzi tratta la commissione come una sezione del Pd», sottolinea il capogruppo Sel Arturo Scotto.

«Non abbiamo alcuna intenzione di mischiarci ai burattini di Renzi e di fare il loro gioco. Per questo non parteciperemo alla commissione Affari costituzionali», annuncia anche Cristian Invernizzi, capogruppo in commissione della Lega. «Questo è un ulteriore esempio di come Renzi utilizzi il parlamento a suo uso e consumo».

Identica scelta fa il Movimento cinque Stelle: «Non ci stiamo ad assistere alla farsa che il Pd ha imbastito in commissione Affari costituzionali dove il padrone Renzi ha epurato i suoi deputati. La riforma elettorale deve essere migliorata, se non è possibile farlo in commissione lo faremo in Aula», spiega il deputato M5S e componente della prima commissione Andrea Cecconi. «Inutile partecipare a una farsa in cui gli attori sarebbero in larga maggioranza burattini di Renzi pronti ad alzare la mano ad ogni comando del capo», sottolinea Danilo Toninelli, vicepresidente della commissione Affari costituzionali e uomo delle riforme del M5S.

Il M5S «presenterà pochi emendamenti in Aula all’Italicum perché non possiamo lasciare l’appiglio a Renzi per porre la fiducia fingendosi obbligato a farlo», dice anmcora Toninelli. «Siamo molto soddisfatti, è una buona notizia perché questa è l’unica possibilità che abbiamo per incidere in difesa della democrazia», dice poi dell’unità dei partiti di opposizione che hanno lasciato tutti la commissione.

Il vice segretario del Pd, Guerini si è detto sorpreso della decisione: «Mi pare – ha affermato – che ci sia la volontà di strumentalizzare, di sottrarsi al confronto e di ricavare qualche beneficio politico». Guerini è «spudorato: prima deporta le sue opposizioni – ha detto – e poi denuncia la legittima difesa di chi non ci sta. Ridicolo». 

La notizia della sostituzione, ratificata dall’ufficio di presidenza del gruppo Pd, avvenuta ieri, era annunciata da giorni e conferma come, sulla riforma delle legge elettorale, il premier Matteo Renzi sia più che mai convinto a non concedere nulla al dissenso Pd. Ma la decisione, oltre a far salire in trincea l’M5S e perfino Scelta Civica, che minacciano l’Aventino in Commissione, rischia di allargare ulteriormente la frattura interna ai Dem con una buona fetta della minoranza pronta al contrattacco in Aula.

«È un episodio che credo abbia pochi precedenti nella cronaca parlamentare. È successo in passato che un singolo parlamentare sia stato sostituito in commissione, ma qua siamo di fronte a una sostituzione di massa. È un precedente che forse dovrebbe fare riflettere», dice l’esponente della minoranza del Gianni Cuperlo, a La Telefonata di Belpietro su Canale 5. Cuperlo ribadisce inoltre che una eventuale fiducia sull’Italicum metterebbe a rischio la legislatura. Cuperlo Pd sottolinea che «il dato politico» è che «sono stati sostituiti perché hanno fatto proposte migliorative del testo».

«Vedo dai giornali – prosegue – che si potrebbe porre la questione di fiducia: io rivolgo un appello sincero a Renzi per evitarla in tutti i modi. Sarebbe uno strappo gravissimo, ci sarebbe una reazione molto dura da parte delle opposizioni, ed è difficile che dal giorno dopo questo strappo il percorso della legislatura possa proseguire normalmente. La legislatura rischierebbe di finire in un binario a fondo cieco. Corriamo il rischio di approvare la riforma elettorale con i voti della sola maggioranza, nemmeno a ranghi completi, e con un profondo dissenso nel Pd. Se ci fosse la fiducia ognuno di noi risponderebbe alle proprie convinzioni, qua è in gioco la qualità della democrazia».

La sostituzione dei 10, sottolineano fonti del gruppo Dem, non è una forzatura e non è stata votata dall’ufficio di presidenza che si è limitato ad attuare quanto deciso dall’assemblea dei deputati di mercoledì scorso, quando il cosiddetto “lodo Cuperlo” (ovvero la sostituzione dei membri che, sull’Italicum, non sono in linea con il gruppo e, inoltre, sono determinanti nelle votazioni degli emendamenti) fu definito di «buon senso» dallo stesso Renzi. Ma la sostituzione di Bersani, Bindi, Cuperlo, Lattuca, D’Attorre, Giorgis, Pollastrini, Agostini, Meloni e Fabbri è destinata a invelenire ulteriormente il clima sull’Italicum con la minoranza che, a partire dallo stesso Cuperlo la definisce «un fatto molto serio» e avverte che se Renzi optasse la fiducia darebbe luogo ad uno «strappo» che «metterebbe a rischio la legislatura».

 

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