Istat: 4 italiani su 10 non hanno visto neanche uno spettacolo nel 2013
Quasi quattro italiani su dieci non sono mai usciti di casa per vedere uno spettacolo nel 2013. Il 37,5% degli italiani nell’anno ancora in corso non è mai uscito di casa per partecipare a uno spettacolo o a un evento culturale. Ma chi lo ha fatto ha scelto innanzitutto il cinema (47% della popolazione), gli spettacoli sportivi (24,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (20,7%).
È questa la fotografia scattata dall’Istat nell’Annuario statistico italiano 2013 sui consumi culturali dell’anno che sta per chiudersi. Consumi che «continuano a scendere» visto che per spettacoli dal vivo, musei e mostre il dato sull’affluenza è il peggiore degli ultimi sette anni, mentre non ci sono variazioni rilevanti sul numero degli spettatori tv.
Nell’anno in corso sono anche diminuiti, rispetto al 2012, i lettori di libri (sono il 43% degli italiani contro il 46% dell’anno precedente), ma è cresciuto il popolo della rete(gli utilizzatori di Internet sono il 54,8% della popolazione e un anno fa erano il 52,5%). Più in dettaglio, «nel 2013 – si legge nell’Annuario – il 61,1% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa, una quota inferiore a quella del 2012 (63,8%)».
Aumentano, di conseguenza, le persone che non hanno partecipato a spettacoli o eventi culturali fuori dalle mura domestiche, cui corrisponde una quota del 37,5%, il valore più elevato degli ultimi sette anni. Nel generale calo dei consumi culturali, il cinema continua a raccogliere il maggior pubblico: infatti, poco meno di una persona su due è andata almeno una volta a vedere un film in sala (il 47% della popolazione di sei anni e più). Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (25,9%), gli spettacoli sportivi (24,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (20,7%), la frequentazione di discoteche e balere (19,6%), il teatro (18,5%), gli altri concerti di musica (17,8%) e, all’ultimo posto, i concerti di musica classica, che interessano appena il 9,1% della popolazione.