Imu, torna l’ipotesi della seconda rata

Il decreto Imu-Bankitalia scade oggi e rischia di decadere se continuerà l’ostruzionismo grillino e la presidente della Camera Laura Boldrini non userà la cosiddetta “ghigliottina” per tagliare il dibattito e andare al voto.

Se il decreto non verà convertito entro la mezzanotte di oggi in legge gli italiani dovranno pagare la seconda rata dell’Imu 2013. Il provvedimento continene infatti, oltre alle norme su Banca d’Italia, quelle contestate dai grillini, che le giudicano un regalo alle banche, la cancellazione della seconda rata Imu 2013.

I deputati 5 stelle hanno proposto lo scorporo delle norme sull’imposta sulla casa, su cui c’è l’accordo di tutti, ma il governo si è opposto. Boldrini, se l’ostruzionismo continuerà, ha minacciato l’utilizzo della “ghigliottina”, ponendo in votazione il decreto prima della sua scadenza, per far approvare il decreto entro oggi. Sarebbe la prima volta nella storia della Camera.

A questo punto comunque tutto è possibile, nel senso che non è più scontato che il governo possa portare a casa la conversione in legge del testo su cui la scorsa settimana ha incassato la fiducia. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini attacca: se il decreto non sarà convertito per colpa dello «stupefacente atteggiamento di M5S milioni di italiani dovranno andare a pagare la seconda rata
Imu 2013». Dunque, se non si converte il decreto, il governo ed il Pd sanno bene a chi affibbiare la colpa del pagamento della seconda rata Imu per una ventina di milioni di italiani proprietari di prime case: al Movimento Cinque Stelle.

Il quale, a sua volta, non desiste dal filibustering, praticato duramente l’altro lunedì e martedì e che continuerà anche oggi per contestare, con estrema durezza, quella che definiscono una privatizzazione di fatto dello nostra banca centrale. Conti alla mano, ammesso che entro stasera si esaurisca la fase degli ordini del giorno al decreto, i deputati di Beppe Grillo a Montecitorio oggi hanno a disposizione per parlare, solo in dichiarazione di voto finale, dieci minuti a testa: per la bellezza di quasi diciassette ore. Se domani dalle 10, quando riprenderà la seduta, si andasse avanti senza interruzione e i Cinque Stelle utilizzassero il tempo a loro riservato dal regolamento si finirebbe dopo le tre del mattino. Dopo la mezzanotte, quindi, quando il decreto scadrà.

Boldrini ha fatto di tutto per non far scattare per la prima volta nella storia nell’Aula della Camera la
“ghigliottina”, come viene gergalmente definita la decisione, in vista dell’imminente scadenza di un decreto legge, che spetta al presidente della Camera di porre direttamente in votazione finale il provvedimento a prescindere dalla fase di esame in cui si trova e vanificando, così, l’ostruzionismo dell’opposizione.

Tuttavia non è ancora detto che la presidente di Montecitorio non decida di ricorrere oggi “in extremis” alla ghigliottina, determinando un precedente non di poco conto, a questo espediente che nella storia repubblicana alla Camera più volte è stato minacciato ma mai attuato per i chiari risvolti politici che lo caratterizzano. La mancata conversione dovuta a un non voto dell’Aula, ha detto ai deputati 5 Stelle, «avrebbe un effetto negativo sul rapporto tra Istituzioni e cittadini, che non capirebbero né potrebbero giustificare il comportamento del Parlamento». Ma i Cinque Stelle vanno dritti per la loro strada. Accusano Boldrini, con Federico D’Incà, di essere «sotto il ricatto del governo che vuol mettere la museruola alle opposizioni». E vanno avanti con l’ostruzionismo, inchiodando tutti in Aula a votare a singhiozzo fra un loro intervento e l’altro.

 

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