Il Senato dà la fiducia al Governo Letta

L’Aula del Senato ha dato il via libera alla fiducia al Governo Letta, approvando la mozione di maggioranza con 233 voti favorevoli, 59 contrari e 18 astenuti. I senatori presenti erano 311, hanno votato in 310.

“Non ci sono alternative a quello che stiamo facendo”. Enrico Letta aveva chiuso il dibattito del Senato prima del voto di fiducia  con una forte difesa delle larghe intese. Solo chi teme di avere “una identità debole” , sostiene il premier, può avere “paura” dell’alleanza tra poli normalmente alternativi, paura di “mescolarsi”. “Non penso che Berlusconi abbia un’identità debole, se ho capito bene il personaggio. Ma anch’io faccio parte di un partito che è orgoglioso della sua identità E se siamo  orgogliosi di quello che abbiamo fatto non dobbiamo avere timore”.      
L’invito di Letta è di non limitarsi ad “alzare le proprie bandiere e i propri stendardi” (servono solo a “coprire la debolezza della propria identità “), ma ad accettare i dati di fatto e a confrontarsi con le politiche concrete, su cui sono possibili “soluzioni comuni”. Un invito che arriva proprio quando Berlusconi rilancia sull’abolizione dell’Imu. “Certo che sono fiducioso sia sull’abolizione che sulla restituzione – ha detto il Cavaliere -. Non sosterremmo un governo che non attua queste misure né lo sosterremmo dall’esterno. Abbiamo preso un impegno con gli elettori e vogliamo mantenerlo”. 

Ma il nuovo premier a Palazzo Madama è chiaro. “La realtà è quella che abbiamo di fronte, non quella che vorremmo. Anch’io avrei voluto trovarmi seduto a questo tavolo con un governo diverso da questo. Ma la realtà è qualcosa che un politico deve mettere al centro; altrimenti ci raccontiamo delle favole per stare tranquilli e metterci in pace la coscienza”.    Ma Letta non vuole che il suo governo, con i suoi numeri a prova di bomba, possa dare l’impressione che l’Italia è già fuori dalla crisi. Ho letto i giornali e ho ascoltato le cose dette in Senato. Il carico delle aspettative è eccessivo”, ammonisce  il presidente del consiglio. “Se c’é la sensazione che tutti problemi sono già risolti  perché c’é un governo fortissimo, allora stiamo sbagliando: perché non è così. La situazione è di grandissima difficoltà e emergenza, e se siamo qui è per far fronte a questa emergenza”.     
Letta  torna a indicare nella riforma  del sistema politico  uno dei cardini del suo governo (l’altro è la politica economica). Già nella scorsa legislatura, ricorda, sono stati registrati  “tanti punti di convergenza”  tra le forze politiche. I 18 mesi indicati come scadenza per le riforme  non vogliono essere uno sgarbo al Parlamento: ma la vita del governo sarà “legata” all’approvazione delle riforme necessarie a far sì che l’Italia abbia “istituzioni in grado di decidere”. Sulle riforme  sarà importante il concorso di tutti.  E in questo senso Letta giudica importante l’atteggiamento della Lega: “Ho ascoltato l’apertura di credito della lega, l’ho colta con grande attenzione”.     
Passando alle politiche anti-crisi Letta dice che sul lavoro e sul welfare l’impegno del governo e del ministro Giovannini sarà di “applicare in Italia le migliori esperienze che si sono fatte in Europa”. Per la ripresa economica si tratterà soprattutto di stimolare una ripresa della fiducia: “Si è creato un clima per cui  anche chi non ha perso il lavoro ha abbassato investimenti e consumi. Ma a ridare fiducia non sarà una legge o un comma, bensì la nostra responsabilità comune”, sostiene Letta . Centrale, per il premier, il tema dell’ancoraggio dell’Italia in Europa. Un Europa che però deve cambiare: “un continente come il nostro non può essere unito solo dalla moneta: il nostro destino o è comune o è un destino di singoli stati che decadranno”. Letta ne parlerà nel suo tour nelle capitali europee:  “Cercherò innanzitutto di presentarmi, di aprire un canale di comunicazione e di spiegare che cosa è successo in Italia negli ultimi cinque giorni”.

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