Il Papa si rivolge all’Onu: “Non si può permettere il traffico delle armi”

 
 Iraq, Yemen, Siria, Sudan. Perché gli Stati impediscono la distribuzione degli alimenti nelle zone di guerra, arrivando anche alla violazione dei principi e delle direttive più basilari del diritto internazionale, la cui vigenza risale a molti secoli fa, mentre non accade la stessa cosa con le armi? Perché il traffico di armi viene tollerato, quasi favorito, mentre gli aiuti alimentari o sanitari passano sempre in secondo piano. Le domande rimbombano nella sede del World Food Program. Papa Francesco è il primo Pontefice che visita a Roma il quartier generale del Programma alimentare dell’Onu. Punta il dito sul paradosso che ci “troviamo davanti a uno strano fenomeno: mentre gli aiuti e i piani di sviluppo sono ostacolati da intricate e incomprensibili decisioni politiche, da forvianti visioni ideologiche o da insormontabili barriere doganali, le armi no; non importa la loro provenienza, esse circolano con una spavalda e quasi assoluta libertà in tante parti del mondo. E in questo modo, a nutrirsi sono le guerre e non le persone. In alcuni casi, la fame stessa viene usata come arma di guerra”. Il grido del Papa è fortissimo. Non solo le popolazioni più deboli soffrono per i conflitti bellici ma, nello stesso tempo, vedono ostacolato ogni tipo di aiuto. Bergoglio lancia un appello alla comunità internazionale: “urge de-burocratizzare tutto quanto impedisce che i piani di aiuti umanitari realizzino i loro obiettivi”.

La fame come arma di ricatto. L’analisi che viene fatta davanti agli ambasciatori è ampia nella sua crudezza. “Un popolo gioca il proprio futuro nella capacità di farsi carico della fame e della sete dei suoi fratelli. In questa capacità di soccorrere l’affamato e l’assetato possiamo misurare il polso della nostra umanità”. Prima di pronunciare il discorso Bergoglio ha sostato qualche minuto in silenzio davanti al muro della Memoria, una lapide sulla quale sono incisi i nomi dei volontari del Pam morti in missione.

C’è una tendenza in corso che allarma il Papa. “Quando la miseria cessa di avere un volto, possiamo cadere nella tentazione di iniziare a parlare e a discutere sulla fame, l’alimentazione, la violenza, lasciando da parte il soggetto concreto, reale, che oggi ancora bussa alle nostre porte. Quando mancano i volti e le storie, le vite cominciano a diventare cifre e così un po’ alla volta corriamo il rischio di burocratizzare il dolore degli altri. Le burocrazie si occupano di pratiche; la compassione, invece, si mette in gioco per le persone”.

Le parole del Papa sono state accolte con grande soddisfazione da tutte le food bank del mondo, una realtà che arriva subito dopo il WFP nella distribuzione di alimenti ai più poveri con 6,2 miliardi di pasti distribuiti nel 2015 a oltre 58 milioni di persone, di cui 1.5 milioni solo in Italia per merito del Banco Alimentare.

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